20 Giugno a Ventimiglia. Da Bologna e Rimini a difesa dell’umanità

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Di seguito il comunicato sulla nostra presenza a Ventimiglia.

Qui il link al video che abbiamo girato sulla frontiera francese:

“Siamo tutti cittadini del mondo. No frontiere! No borders!” è il messaggio dello striscione in testa alla manifestazione svoltasi a Ventimiglia nella giornata mondiale del rifugiato. Un messaggio colto da centinaia di attivisti (ma non solo) venuti da molte parti d’Italia e dalla Francia per sfilare assieme e per i migranti, da giorni accampati in stazione o sugli scogli di Ponte San Ludovico per non piegarsi alla chiusura della frontiera francese.

Un corteo che non si è mostrato un corpo ostile o estraneo alla città, nonostante non fosse autorizzato, nonostante la forte militarizzazione e i blocchi ai caselli autostradali, nonostante il clima di terrore diffuso nei giorni precedenti.

L’annuncio dal concentramento della riuscita violazione del confine avvenuta all’alba, che ha permesso ad una ventina di migranti di passare in territorio francese, ha immediatamente dato una connotazione positiva e fortemente determinata ad una manifestazione che si è ripresa il centro della città, fino a bloccare la rotatoria che è il principale snodo verso la Francia, passando poi per il lungomare e tornare infine in stazione.

Il nostro morale è mutato quando a corteo concluso, assieme ai centri sociali marchigiani, del nord-est e altri attivisti ci siamo diretti alla frontiera, per toccare con mano la surreale e drammatica condizione in cui versano da giorni sugli scogli centinaia di migranti, molti dei quali fuggiti da guerre e persecuzioni, tutti uniti dalla consapevolezza che la battaglia per la libertà di movimento incondizionata è una battaglia a difesa dell’umanità.
Quel confine blindato è l’emblema (assieme alla trattativa sul debito greco) degli scontri di potere interni all’Unione Europea, avvitata tra l’insostenibile diseguaglianza del proprio modello di sviluppo (di cui fa parte il lucrare sull’accoglienza) e la disperata ricerca dei suoi interpreti (in questo caso Renzi e Hollande) di tenere un consenso politico di sopravvivenza nel proprio paese, fondato sulla negazione di ogni assistenza ai migranti. Un tentativo volto a non consegnare alle crescenti forze (non solo di destra) xenofobe e anti-europeiste le chiavi dell’auto-dissolvimento dell’Unione.

Eppure sembra evidente che in quel paesaggio in cui si toccano la montagna e il mare questa situazione non può durare a lungo. Troveranno un accordo per far passare in sordina, magari una manciata alla volta, i migranti per poi lasciarli andare verso il nord-europa? Ad oggi non possiamo saperlo.
Quello che vediamo chiaramente è invece il fallimento delle politiche nazionali e comunitarie di controllo della mobilità delle persone, così come dell’accoglienza emergenziale. In questo scenario, schierarsi dalla parte dei diritti fondamentali, di un’idea di Europa aperta, giusta e solidale, è possibile: molti cittadini di Ventimiglia e Menton lo stanno facendo ogni giorno portando un supporto concreto ai migranti, il cui esempio di auto-organizzazione è di una potenza dirompente. D’altra parte la libertà di circolare e determinare il proprio futuro è una necessità, confermata dalla determinazione dei migranti in presidio sugli scogli a Ventimiglia, così come dei loro fratelli che continuano a sfidare la barriera di Ceuta e Melilla, così come i rifugiati che in queste settimane resistono agli sgomberi e alle retate a Parigi.

Chiedere oggi l’apertura di percorsi di arrivo regolari e i diritti che ne devono conseguire ha necessariamente una connotazione europea, significa muoversi su di un crinale che ridefinisce profondamente la nostra stessa idea di lotta di confine. Una lotta che sta segnando, forse indelebilmente, il dentro/fuori di chi potrà prendere parte a ciò che ne verrà dalla rimozione delle macerie della crisi.

Crediamo sia possibile togliere queste macerie insieme, sporcandoci tutti le mani, di qualunque colore esse siano.”

c.s. Tpo – Làbas Occupato – Lab. Paz. Rimini – Casa Madiba

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