Assemblea UNA CASA PER TUTT@

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DOMENICA 18 OTTOBRE

ore 11.00

presentazione DELLA Mappa urbanistica partecipata \\ Percorso Madi_Marecchia

ore 11.30

ASSEMBLEA UNA CASA PER TUTT@

La bellezza salverà il mondo, affermava il principe Miškin nell’Idiota di Dostoevskij. Ma quale bellezza ci chiediamo noi?

Questa domanda nasce spontanea a partire dalle considerazioni che accompagnano i cospicui interventi urbanistici che hanno interessato e coinvolto, in particolare, alcune zone della città di Rimini. Dopo un modello di turismo fordista balneare che ha caratterizzato la fase iniziale di costruzione urbanistica del territorio anche Rimini, nell’ultimo decennio, ha investito sempre più verso processi di museificazione/mercificazione del centro storico e delle zone limitrofe, sul branding urbano (Fellini e co,) e le nuove tendenze della città vetrina.

Con la pandemia globale anziché mettere in discussione questo modello basato su una monocultura come quella turistica, che fra l’altro produce povertà (persone senza casa e in precarietà abitativa) e lavoro povero, proprio come avviene nella filiera agricola che si mantiene in piedi grazie al lavoro schiavistico e paraschiavistico, si è spinto maggiormente su di esso.

Per queste ragioni a partire dalle riflessioni che sono scaturite a seguito dell’Appello “Emergenza Covid e Accoglienza” e della Tavola rotonda sul diritto all’abitare e le Persone senza dimora, oltre alla Campagna per costruire una rete di affittuari solidali, sentiamo la necessità di riprendere anche un piano pubblico di attivazione e mobilitazione su questi temi.

Perché “Rimini è bella” non basta, perché sentirsi dire da tanti pezzi del mondo sociale quanto siamo bravi non basta. Perché leggiamo nei nostri Sportelli, attraverso il nostro lavoro come operatori e operatrici sociali, nell’attivazione sindacale e nella militanza politica, tanta sofferenza che manca nella narrazione delle élite locali e della realtà che viviamo.

“La piazza sull’acqua, il Castello, così sono più belli di com’erano prima” e via.. Certo, alcuni di questi interventi urbanistici hanno indubbiamente migliorato l’estetica di alcuni pezzi di città ma con quale obiettivo? Quale funzione sociale oltre che l’attrattiva turistica e il consumo? Chi ne beneficia di quegli interventi? I residenti, gli esercenti, le categorie economiche? Quale tipo di lavoro e ricchezza produce questa mercificazione?  Cosa lascerà questa “bellezza” tra alcuni anni o decenni alle generazioni future?

Partiamo da questi interrogativi perché crediamo che tanti siano i piani che si intrecciano a partire dall’impronta delle politiche urbanistiche e turistico/economiche sulla città, sul futuro della nostra città.

Uno di questi è il tema dell’accesso alla casa, della possibilità per tutte e tutti di avere un tetto sopra la testa, la possibilità di accedere al mercato immobiliare, viziato e spesso blindato a causa di affitti annuali che hanno lasciato sempre più il passo a quelli stagionali, con un incremento dei prezzi di 3-4 volte durante la stagione estiva ma anche di un razzismo sempre più diffuso che esclude ogni possibilità di affitto sulla base del colore della pelle.

Vi è la mancanza di una prospettiva politica forte di intervento sulle persone povere, su chi è senza dimora (PSD), su chi pur lavorando durante la stagione non riesce ad assicurarsi una stabilità economica perché il lavoro prodotto dal sistema economico locale è lavoro povero e sottopagato. 


Ci stiamo avvicinando alla stagione invernale e una pandemia sanitaria ancora in corso con due strutture su tre che si occupano di accoglienza per le PSD chiuse, senza uno spazio diurno a disposizione, con servizi essenziali (distribuzione vestiario, servizio docce, distribuzione pasti) ridotti all’osso, con circolari ministeriali (vedi quella firmata dal ministro Lamorgese il 14 agosto 2020) che aumenteranno il numero dei senza-tetto in città (al momento oltre 300 persone) con un’emergenza sanitaria che ci ha mostrato chiaramente la necessità di ripensare alla base e a 360° i Servizi rivolti alle PSD.

Perché non utilizzare le risorse stanziate per l’emergenza sanitaria per sviluppare forme diffuse di accoglienza sul territorio, diversificate così da rispondere ai bisogni di una platea di persone senza casa che non è omogenea utilizzando tutte le strutture esistenti? Perché continuare a cercare la soluzione al problema casa nell’affitto delle strutture ricettive per alcuni mesi – che sono tra le cause a monte del cortocircuito che vediamo – senza pensare a destinare ad un uso sociale strutture sfitte e chiuse, che in molti casi rappresentano veri e propri obbrobri delle zone costiere?

Ci sono tanti interrogativi che hanno bisogno di risposte, alcune di queste tracciano delle direttrici, delle prospettive sulla forma che la città può acquisire nel prossimo futuro, altre se non colte possono creare precipitazioni con effetti irreparabili sulla tenuta sociale.

Era il 2013 quando occupammo Casa Madiba, Rimini era la prima città in Italia per numero di sfratti eseguiti; era l’inverno del 2014/2015 quando 8 persone nella nostra città persero la vita perché non avevano un luogo degno in cui ripararsi. Sembrano ricordi lontani; per non farli divenire nuovamente realtà occorrono risposte efficaci, concrete ma soprattutto nuove. Perché nuovo è lo scenario che sta plasmando la crisi sanitaria, perché nuovo è il mondo che vogliamo costruire

Ci troviamo per iniziare a costruire insieme queste risposte ed un piano di azioni pubbliche questa Domenica 18 Ottobre alle ore 11:30 presso gli spazi di Casa Madiba in occasione del @Pranzo sociale di autofinanziamento TUTT@ A TAVOLA! A sostegno del progetto “ Ti faremo le scarpe!”

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