Casa Don Andrea Gallo per l’autonomia, firmata la convenzione per la gestione degli spazi #UnaCasaPerTutt*

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“Dalla notte noi siamo nati. In essa viviamo, in essa moriremo.
Ma domani, per gli altri, vi sarà la luce, per tutti coloro che, oggi, piangono la notte. Per coloro cui viene negato il giorno. Per coloro cui la morte è un regalo. Per coloro cui la vita è proibita.
Per tutti la luce. Per tutti tutto.”

A Bafode e Nazir, a Don Gallo (Don Andrea Gallo)!
Questa vittoria è la vostra vittoria.
UNA CASA PER TUTT*

Ieri pomeriggio abbiamo firmato la convenzione per il nuovo progetto di Casa Don Gallo per l’autonomia.

A fine mese rientreremo nello spazio dove abbiamo vissuto per più di tre anni e dove sono in corso dall’11 marzo i lavori di ristrutturazione mentre tutti gli abitanti sono stati trasferiti con soluzioni abitative alternative in altre strutture in attesa di rientrare alla fine dei lavori prevista per fine Giugno.

Tutti i giorni il punto di ritrovo è Casa Madiba per le varie necessità, dalle colazioni ai pranzi sociali, alle attività di Sportello e del Guardaroba.

Il progetto della casa è pertanto continuato, grazie all’attivazione di tutti e tutte e alle soluzioni creative che vengono sempre da chi vive la strada ed è povero.

Il primo pensiero va a Bafode e a Nazir, nostri compagni e fratelli di strada che non ci sono più.

Fa ancora male, sempre di più, la perdita di Bafode, ucciso da un lavoro schiavizzato e razzializzato quello della raccolta di pomodori, a lui e a Nazir vogliamo dedicare questa vittoria politica, che guarda al futuro, a ciò che può essere la vita nello spazio comune che condividiamo, alla forza delle idee soprattutto quando queste decidono di praticare il conflitto e l’eresia, dentro e fuori le istituzioni senza paura.

In questo lungo ed estenuante percorso sono tanti i ringraziamenti collettivi che dobbiamo fare, sono tanti gli insegnamenti che ci portiamo a casa.

Vogliamo ringraziare innanzitutto le 128 persone che hanno vissuto con noi questi tre anni, vogliamo ringraziare tutte le persone che si sono attivate, che hanno creduto in questo progetto, che hanno dato una possibilità a questo sogno, uno spazio autogestito per l’accoglienza delle persone senza casa nella nostra città.

Vogliamo anche ringraziare tutte le altre realtà che lavorano in questo ambito, Capanna di Betlemme, la pronta accoglienza della Caritas, il personale dell’Assessorato alle Politiche sociali e dei lavori pubblici e l’Assessore Gloria Lisi.

Fare politica è cambiare lo stato di  cose presenti, costruire contropotere, ma anche aprire dei varchi e riconoscersi negli altri da noi, non vedere la nemicità ovunque e costruire i rapporti di forza grazie ai risultati delle pratiche di lotta ed autorganizzazione messe in campo e non solo ad una critica fine a se stessa magari chiusi fra i muri dei propri recinti.

Perché casa Don Gallo è stata innanzitutto un laboratorio di vita in comune, un’azione dal basso istituente e non istituzionalizzante, un’esperienza in cui dalla pratica abbiamo rielaborato non un modello assistenziale e caritatevole per le persone senza fissa dimora da standardizzare, ma una risposta mutualistica e di costruzione di nuova società che mette al centro la vita comune, la condivisione e costruzione dello spazio pubblico, che interroga le persone e le Istituzioni rispetto ai problemi della convivenza tra gruppi con necessità e desideri diversi (e spesso contrastanti) che vivono in uno spazio comune, e che spesso genera problemi complessi, razzismo, paura e conflitti negativi. Che non si possono affrontare a colpi di slogan, servono risposte.

Abbiamo provato anche attraverso il Percorso Madi_Marecchia ad  elaborare soluzioni condivise tra i diversi attori e realtà presenti nel contesto in cui abitiamo a partire da una ricerca approfondita su questa realtà anche attraverso uno studio urbanistico e sensoriale dell’area ed elaborando progetti, che hanno cercato di prendere in considerazione le ragioni di tutti e tutte in una prospettiva intersezionale.

Oggi hanno perso le politiche che  legittimano la frustrazione di una parte della popolazione, che percepisce la presenza delle persone senza casa come una perturbazione, se non una minaccia, al proprio modo di vivere lo spazio pubblico, ed hanno vinto le politiche che attivano la società, che la organizzano attraverso pratiche mutualistiche che mettono al centro le persone e non le paure per aiutare chi è senza casa in un percorso di riscatto verso la piena autonomia. Che significa ripensare alla base il nostro vivere insieme.

Oggi siamo tutti e tutte più forti anche se la strada da fare è tanta.

Ma da oggi abbiamo uno strumento in più, uno spazio per l’accoglienza delle persone senza casa finalmente degno e adeguato alle finalità per cui è nato, per continuare a camminare e a costruire nuovi mondi.

UNA CASA PER TUTT*

Madiba Network

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