Costruire le strade per nuove sperimentazioni politiche. Documento di presentazione plenaria #MadibaNetwork

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Domenica 28 gennaio i è svolta la plenaria del #MadibaNetwork per fare il punto e rilanciare per un 2018 di nuove pratiche, relazioni, desideri e conquiste comuni.
Pubblichiamo di seguito il documento che è stato presentato da Mikaela e Moriba, una riflessione su chi siamo, dove vogliamo andare, sul mondo che ci circonda, su cosa sia oggi il Network solidale di via Dario Campana.

Qui trovate la versione in inglese: #DocMadibaNetwork English version

Costruire le strade per nuove sperimentazioni politiche 

E’ allegro questo cammino che siamo,

camminiamo per fare migliore il cammino.

Siamo il cammino perché altri camminino da una parte all’altra.
Per tutti c’è un principio e una fine nel proprio cammino,

per il cammino no, per noi no.

Per tutti tutto, niente per noi.

Siamo il cammino, dobbiamo proseguire.”

Da La storia del principio e della fine.

Subcomandante Marcos

 “La strada non c’è.
Da qui in poi, speranza.
Mi manca il respiro,
da qui in poi, speranza.
Se la strada non c’è,
la costruisco mentre procedo.
Da qui in poi, storia.
Storia non come passato, ma come tutto ciò che è
”.

Ko Un

Viviamo tempi bui, in assenza di movimenti reali capaci di incidere per una trasformazione radicale del presente, di moltitudini di oppressi e oppresse che si organizzano per costruire un altro mondo possibile. Nonostante questo una partecipazione straordinaria e determinata si è espressa nella grande mobilitazione in occasione del G20 ad Amburgo all’inizio di settembre scoro, mediante una coralità di pratiche differenti ma coordinate tra loro, che ha messo in crisi l’imponente dispiegamento repressivo predisposto a tutela dei Grandi20. Una scadenza alla quale non abbiamo potuto partecipare ma che abbiamo sentito importante e che abbiamo seguito sin dalle sue prime tappe, costruendo anche un momento pubblico con attivisti tedeschi dell’Interventionistische Linke. Una composizione variegata di tantissimi cittadini e migliaia di giovanissimi e giovanissime, che hanno sentito la necessità di organizzarsi e partire verso Amburgo per partecipare a queste giornate anche oltre le reti sociali più organizzate e storiche, con il comune obiettivo di contestare un sistema disumano che aumenta disuguaglianze e sfruttamento, come il neoliberismo. In questo quadro va racchiusa per esempio la vicenda di Fabio Vettorel, il giovane disoccupato e attivista proveniente dal Trentino, che ha subito una lunga detenzione senza prove alcune e solo recentemente è stato scarcerato ma sotto un regime di stretto controllo e privazione della libertà.

L’attivazione di tante persone, tra questi molti giovani studenti e/o precari, a supporto della libertà di movimento dei/delle migranti e per un’accoglienza degna. La nascita della rete degli operatori sociali impiegati nell’accoglienza nata mentre si stava discutendo l’approvazione del pacchetto Minniti-Orlando, esempio, non unico, di una nuova soggettività che mentre svolge il proprio impiego lavorativo, produce dissenso rispetto alle norme, si organizza per cambiarle.

Allo stesso modo tanti studenti e studentesse universitarie, pensionati e pensionate, insegnanti, precari e precarie si sono attivati negli ultimi anni a sostegno di percorsi di mutualismo e nuovo welfare per favorire un’accoglienza degna o forme di sostegno e aiuto ai/alle migranti che cercano di raggiungere un altro paese e sono bloccati ai confini italiani oppure in forme organizzate di lotta e contrasto alla povertà anche attraverso le nuove forme di sindacalismo sociale.

Ci sono poi le ONG, con il loro ruolo a difesa della vita umana e l’attacco che hanno subito la scorsa estate da ogni forza politica (ricordate i taxi del mare di Di Maio?), ONG come Medici Senza Frontiere o Jugend Rettet, che si sono rifiutate di accettare e firmare il codice di condotta che limita totalmente le operazioni di salvataggio militarizzando il soccorso marittimo e di fatto favorendo le stragi dei e delle migranti in fuga nonché appaltando agli ex trafficanti la Guardia costiera Libica con mezzi e soldi italiani. Da parte di tutta l’umanità queste ONG andrebbero ringraziate e non screditate. Altroché taxi del mare. Hanno salvato migliaia di vite umane e denunciato il razzismo post-colonialista e l’ipocrisia delle politiche migratorie europee e in particolar modo smascherato ulteriormente il disegno di Minniti, che con questo provvedimento (dopo i due decreti del Pacchetto Minniti sul diritto d’asilo e sul decoro e la sicurezza urbana) chiude definitivamente il cerchio intorno al bersaglio. Guerra ai poveri e alla solidarietà ad ogni livello.

E ancora, le esperienze nuove di Municipalismo che sono riuscite ad affermarsi positivamente là dove hanno saputo coniugare linguaggi nuovi e una messa a valore del patrimonio espresso dalle realtà autorganizzate dal basso presenti nei territori. Anche noi nel nostro piccolo attraversando l’esperienza di Rimini People abbiamo contribuito alla crescita di questa riflessione intorno al nodo del diritto alla città e delle nuove pratiche neomunicipaliste con percorsi che verticalizzano le lotte a livello istituzionale.

Ed anche, l’importante movimento globale Ni Una Menos, prima con la manifestazione mondiale (articolata in decine di paesi) del 26 novembre 2016, poi con lo sciopero globale femminista dell’8 marzo e con la seconda manifestazione globale del 25 novembre 2017 ha aperto la strada della ricomposizione politica, rimettendo al centro “la lotta contro l’eteropatriarcato e il suo nesso inscindibile con il neoliberismo e le sue derivazioni neofondamentaliste”. Non Una di Mano ha dichiarato che, per lottare contro la banalizzazione della violenza e della denuncia bisogna avere quel legame, quella relazione che allude alla ricomposizione e all’organizzazione di una mobilitazione e di uno spazio collettivo.

Partiamo da queste istantanee, da questi esempi perché li riteniamo significativi ed esemplificativi per la formulazione di una premessa: quello che si è espresso negli ultimi mesi e si sta esprimendo tutt’oggi all’interno di diversi spazi sociali autogestiti è il prendere vita di un nuovo protagonismo sociale, che unisce persone di ogni età a studenti e studentesse, a giovani precari e precarie, a migranti e rifugiati/e, pensionati e pensionate, produttori agricoli che, di fronte allo scenario storico/politico attuale, sentono il bisogno di fare, impegnarsi, andando a delineare un nuovo rapporto tra il fare e la condivisione di un insieme di valori che non è automaticamente l’appartenenza ad una identità politica come l’abbiamo conosciuta finora ma piuttosto la necessità di affermare una serie di valori nuovi, non sempre e non per forza incasellabili in categorie politiche note.

Essere consapevoli di ciò significa essere consapevoli anche che le categorie, le forme, i linguaggi a cui siamo abituati possono risultare marziani ed incomprensibili a questa nuova soggettività, a questa nuova dimensione di relazione di singolarità che si coagulano come uno sciame intorno a dei claims comuni e imprescindibili (#dirittipertutti #giustiziasociale #giustiziaambientale #noborder #wetogether). Per questo pur nella difficoltà siamo costantemente alla ricerca di nuovi strumenti, nuove modalità e pratiche. Guai pertanto ad affrontare questa sfida con linguaggi e strumenti vecchi.

Allo stesso tempo le lotte, i risultati, le rivendicazioni, i percorsi e le azioni di mutualismo e cooperazione dal basso prodotte in questi anni non si sarebbero dati anche nella nostra città se a monte non vi fosse stato  un certo lavoro di organizzazione e strutturazione come quello che ha caratterizzato da sempre le strutture politiche e sociali autorganizzate come Casa Madiba Network. Queste nuove istanze, esigenze, protagonismo, questo sciame che si coagula e rivendica diritti per tutti e tutte e che trova espressione in forme di volontariato sociale e di un nuovo attivismo politico non più incasellabile nella militanza tout court, non sancisce quindi la fine della politica come organizzazione, avvallando e sostenendo lo spontaneismo. Assolutamente no.

Piuttosto cambia quello che è il ruolo delle soggettività politiche. Cambia il nostro ruolo.

Ed è da questo nuovo spaccato che devono partire le nostre riflessioni affinché gli strumenti acquisiti fino a qui non fungano da tappo alla nascita di nuove soggettività sociali ma possano essere messe a valore nell’organizzazione politica di queste ultime, nel cospirare e perseverare collettivamente nella costruzione di un altro mondo possibile e delle città del futuro.

Come essere ponte, tessuto connettivo tra queste forme, soggettività, composizioni diverse? Cosa, al contrario, dobbiamo evitare per non essere marginali o inutili o un ostacolo rispetto ai processi sociali che potrebbero innescarsi?

Come costruire dei network sociali e solidali senza perdere la dimensione materiale che rende gli spazi urbani luoghi di incontro e soggettivazione? Come costruire nuove forme di partecipazione in cui poter esprimere tutta la potenza sociale che ad esempio ad Amburgo abbiamo visto assumere la forma del conflitto, ma anche nella resistenza dei e delle rifugiate di Piazza Indipendenza a Roma, ma che altrove ha le sembianze del mutualismo, dell’organizzazione dal basso, della cooperazione? Infine, come ripensare le stesse soggettività politiche all’interno di diverse processualità e livelli? Attorno a quali nodi poter agire per creare le condizioni di nuove alleanze, per l’assemblaggio di nuovi corpi collettivi? Tutte domande rispetto alle quali non abbiamo risposte ma che aprono campi di sperimentazione politica. Non serve a nulla guardare indietro ma occorre coraggio per lanciarsi in avanti. In ogni caso, alla fine saranno le strade a decidere.

All’inizio di un nuovo anno crediamo e sentiamo l’esigenza di ritrovarci per confrontarci su queste coordinate ma anche provare ad ampliare la cassetta degli attrezzi necessari per dotarci di lenti adeguate per leggere la complessa realtà che ci circonda e allo stesso tempo poterci continuare a mettere a disposizione di quanti di fronte all’accelerazione agita sulle politiche del disumano sentono la necessità di non rimanere spettatori passivi e complici ma al contrario di schierarsi mettendo a disposizione le proprie capacità ed energie.

Costruiamo insieme il modo di riattraversare questi nodi e questi temi per stabilire insieme quali linguaggi, quali prospettive, quali forme di costruzione di processualità sociale e politica dare alle direttrici che ci sembrano esprimere meglio le questioni e gli interrogativi che ci stiamo ponendo. Dalle resistenze dei migranti alla libertà di movimento contro ogni confine; dalle lotte femministe e queer per la liberazione dall’etero-patriarcato, per una femminilizzazione della politica contro ogni forma di violenza e discriminazione in cui ci sia spazio per l’empatia, il sentire comune, le relazioni come antidoto alla paura; dalle pratiche neomunicipaliste e per il diritto alla città, intendendo le città come luogo/spazio dell’agire politico e della costruzione di processi orizzontali utili alla società ed ai suoi movimenti dal basso verso l’alto contro la sterile rappresentanza; per l’ecologismo e la giustizia ambientale, per ripensare un altro modello di sviluppo e il rapporto con la Terra che abitiamo; dalle nuove forme di autorganizzazione in un mondo del lavoro sempre più frammentato e robotizzato, alle nuove forme di sindacalismo sociale.

Per continuare a camminare domandando COME CI HANNO INSEGNATO GLI E LE ZAPATISTI/E, praticando sempre l’eresia, navigando a vele spiegate nel mare in tempesta, forti di quello che siamo e di quello che vogliamo continuare ad essere.

 

Rimini 28 Gennaio 2018

                                                                                                               CASA MADIBA NETWORK 

Galleria Fotografica ph Melissa Cecchini

Galleria Fotografica ph Stephen Bobo

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