Fase 2: sia la borsa che la vita? No grazie.

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Rispondiamo alla chiamata delle lavoratrici e dei lavoratori del sindacalismo sociale, l’8 maggio saremo al loro fianco per reclamare reddito, diritti e dignità per tutte e tutti noi!
Il secondo capitolo della pandemia si è appena aperto e già si prospettano i disastri di una falsa partenza che sull’imperativo di una nuova e mai trovata stabilità economica sacrifica la sicurezza e la salute di milioni di persone in Emilia Romagna, in Europa, nel mondo.
La santificazione quotidiana degli operatori sanitari maschera la sofferenza prodotta da anni di tagli e privatizzazione dei servizi sanitari e di assistenza, un bilancio di vite umane perdute insostenibile e inaccettabile, tra operatori e utenti.
Nell’apparente lockdown propriamente detto i grandi capitali non hanno conosciuto nessuna battuta d’arresto, i competitor dei grandi settori produttivi, della logistica, del food delivery e delle BigTech hanno affinato nuove pratiche di sfruttamento preparandosi già a nuovi scenari di accumulazione e profitto, tagliando fuori la piccola impresa, il lavoro di prossimità, la piccola distribuzione.
A rimanere esclusi da qualsiasi accenno di “ripartenza” i campi del sapere, della cultura, dello spettacolo e del sociale.
La prospettiva delineata dal governo anche rispetto alle scarse risorse di liquidità e investimento previste insegue ancora una logica che in Emilia Romagna abbiamo visto mitigare disastrosamente del patto pubblico-privato, ovvero espropriazione delle risorse pubbliche in cambio di qualche palliativa misura compensativa da parte del privato che ne esce sempre più forte e sempre più arricchito.
Una metodologia che ha già prodotto il disfacimento delle strutture di tenuta sociale, oggi assediate dalle contingenze della pandemia, e che svela mancanze sempre più significative sulla gestione del territorio: una corsa sul filo del rasoio che dovrà fare i conti con un lungo periodo di transizione e scarse risorse a disposizione.
Nei primi due mesi di emergenza abbiamo intravisto tutti gli spettri della quotidianità capitalista infestare le nostre vite: sfruttamento, violenza, solitudine, fragilità ecc. Ci siamo opposti nel miglior modo possibile, occupando tutti gli spazi di agibilità a nostra disposizione, virtuali o fisici che fossero, riempiendo i solchi lasciati dalla ritirata dalle periferie di marginalità sociale con la nostra attività di solidarietà e organizzazione.
Ora che le ombre di un nuovo feroce scenario si allungano davanti a noi, mettendo in pericolo le nostre vite, espropriandole del valore che esse stesse in quanto tali possiedono, si fa più stringente la rivendicazione di un radicale ribaltamento della tendenza. Rompiamo con il passato per proiettarci nel futuro. Ripartiamo sì, ma da un reddito slegato dal lavoro e dallo sfruttamento. Dall’assunzione di tutele efficaci che garantiscano in prima battuta la salute di tutte e tutti noi! L’8 maggio partecipiamo a Apriamo una fase-2 delle lotte! Presidio Regione Emilia-Romagna: mobilitiamoci per una fase 2 di liberazione!

Campagna Reddito di quarantena in Emilia-Romagna

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