Scuola Popolare Madiba tra lotta e cura

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La Scuola Pop Madiba  è attiva a Rimini da cinque anni all’interno dello spazio autogestito del Network di Casa Madiba ed è una delle attività portate avanti dall’associazione di volontariato Rumori Sinistri.

Abbiamo, sin dall’inizio, cercato  di rispondere all’esigenza di creare uno spazio che favorisca il più possibile l’incontro e lo scambio, grazie alla condivisione e all’autogestione collettiva delle attività svolte.

L’apprendimento della lingua del paese in cui si sceglie di vivere (o in cui si è vincolati a vivere in un lasso di tempo) deve essere un diritto fondamentale di tutti e tutte e deve diventare uno strumento di emancipazione e crescita personale.

Un mezzo attraverso il quale fronteggiare varie situazioni (molto spesso nuove, spesso traumatiche) e trarne da esse esiti positivi.

Tutto ciò che non comprendiamo fa paura.

Anche il non riuscire ad esprimere quello che vorremmo fa paura.

La paura dell’altro è una reazione istintiva che può essere superata solo conoscendo “l’altro da noi”.

La scuola deve essere quindi non solo il luogo in cui apprendere la lingua e le sue sfaccettature sintattiche e semantiche ma un vero laboratorio di ricerca e di sviluppo di noi stessi come esseri umani.

La scuola/laboratorio non ha cattedre e prediligiamo  la forma del cerchio che riesce sia ad includere tutti sia a non dare a nessuno un ruolo preciso e granitico.

Il metodo di apprendimento e di scambio è cambiato progressivamente in risposta ai cambiamenti del gruppo-classe stesso: abbiamo iniziato con un percorso più personalizzato e individuale per passare gradualmente a lezioni/incontri collettivi.

Anche i materiali, così come i metodi, sono scelti e modificati in base alle domande e ai feed-back della classe.

Le lingue predominanti sono il francese e l’inglese, seguiti da idiomi africani e, in percentuale minore, dal bengali e l’urdu.

Spesso capita di conoscere persone che non hanno mai avuto la possibilità di frequentare una scuola e hanno come unico modo di comunicare la loro lingua madre strettamente legata al loro territorio.

In questo caso, è fondamentale l’aiuto di coloro i quali conoscono l’idioma locale e possono aiutarci nell’approccio e nella comprensione.

Quindi, l’alunno diventa insegnante e l’insegnante diventa alunno. E’ un momento preciso e importante dove la lingua diventa il mezzo e non il fine per la crescita personale.

Il momento dello “scambio” linguistico è una congiuntura fondamentale della scuola e un termine che specifica al meglio  il nostro concetto di formazione e crescita.

L’obiettivo della Scuola Pop Madiba è quello di provare a formare un gruppo compatto e autocosciente che, tramite la condivisione, riesca a svilupparsi e a crescere sia a livello culturale che umano.

Obiettivo che ogni scuola e ogni gruppo si prefigge a tutti i livelli.

Nel caso delle scuole di italiano per migranti, le difficoltà  nel raggiungimento di questo intento sono più marcate in quanto si è di fronte e accanto a persone che vengono da realtà diverse e con diversi bagagli culturali.

Le differenza linguistica, di preparazione di base e anagrafica sono le principali barriere o, almeno, quelle più visibili e palesi.

Ma, in realtà, la difficoltà maggiore sta nell’approcciarsi a persone che hanno vissuto esperienze spesso molto negative e che hanno subito violenze fisiche e psicologiche.

In molti casi, queste persone non hanno mai avuto modo di frequentare una scuola nel loro paese di origine oppure non conoscono una lingua che possa fare da tramite nella comunicazione e sono, e noi con loro, impossibilitati a esprimersi pur volendo.

A volte è il corpo stesso che esprime la difficoltà nel comunicare.

Un esempio paradigmatico di ciò è un uomo proveniente dal Mali, analfabeta e a conoscenza solo di poche parole in lingua francese.

All’inizio, la maggior parte del tempo rimaneva  con la schiena curva e quasi con il viso sul tavolo. Non partecipava attivamente e sembrava non recepire nulla della discussione in atto.

Il gruppo cercava di coinvolgerlo in vario modo e nei momenti più disparati. Non sapevamo, in realtà, fino a che punto stesse apprendendo alcune parole italiane.

Nel seguirlo nell’insegnamento base della lettura e della scrittura, ci siamo accorti che, mano a mano che le parole e i segni prendevano un significato, anche il corpo imparava a tirarsi su e a rimanere più dritto.

Come capita a chiunque, il sentimento della vergogna prende il sopravvento se ci si sente inadeguati in un luogo e se si ha un peso di un trauma non risolto.

Anche l’incontro in una scuola può e deve diventare un incontro terapeutico perché il dolore è universale e il gruppo che abbiamo intorno può e deve essere lo specchio nel quale rifletterci.

Ci sono ragazzi e ragazze che hanno abbandonato  tutto per provare a crearsi un futuro migliore, sono arrivati in Italia e devono imparare una lingua, devono trovare un modo per vivere e provare a sentirsi parte di qualcosa.

E poi ci siamo noi che italiani lo siamo già e abbiamo un’occasione attraverso un gruppo eterogeneo di sradicare il pregiudizio, malattia atavica, mai debellata e che rischia di diffondersi molto più di prima se non si cerca di rimediare urgentemente.

L’obiettivo della nostra scuola è comprendersi e comunicare e per comunicare serve uno strumento fondamentale che è una lingua comune.

Studiare, leggere, essere sempre curiosi dell’altro e di ciò che non si conosce sono le armi che ci permettono di difenderci e di combattere una battaglia contro tutti coloro i quali vorrebbero ripetere, sotto forma di farsa, quello che già la storia avrebbe dovuto insegnarci a non ripetere più.

I sentimenti non bastano se non diventano azioni.

I sentimenti non bastano se non diventano cure.

Se vuoi collaborare con noi

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  • vieni a Casa Madiba Network ogni lunedì e giovedì dalle 16.30
  • chiama Mariafrancesca: 3491834127

 

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