Trenta anni di arte ir-ritata per costruire mondi di libertà (report incontro)

condividi su:

Venerdì 7 febbraio Nicola Valentino e Giulia Spada  hanno tenuto il seminario  “Trenta anni di arte irritata” organizzato dalla Scuola Bleger da casa Madiba e da sensibili alle foglie.
Leonardo Montecchi, in una breve introduzione ha ricordato il rapporto di ricerca e collaborazione fra la scuola di prevenzione Jose’ Bleger e la cooperativa Sensibili alle foglie, un rapporto che è iniziato nel 1992 grazie a Georges Lapassade che era stato invitato a tenere un seminario a Rimini sulla pedagogia istituzionale. In quel periodo la scuola era impegnata in un progetto che prevedeva l’attivazione dei giovani adolescenti che non studiavano ne lavoravano.
L’idea centrale di basava sulla apertura di uno spazio con attività lavorative, espressive e comunicative. Per presentarlo pensammo ad una collaborazione con un gruppo di giovani (rapper, writers) che erano presenti a Rimini.
Nel centro c’era un laboratorio per truccare i motorini, una pista per skateboard, attività teatrali, ogni settimana si teneva una assemblea per discutere le iniziative del centro. Il gruppo di rapper insegnava la break dance, i grafiti ed il rap ad altri.
Lapassade ci disse che anche lui stava facendo la stessa cosa al Università Paris VIII e che li i gruppi di rapper e writers facevano l’auto gestione di uno spazio e che noi stavamo praticando una cogestione perché erano presenti anche operatori.
In quel periodo abbiamo conosciuto anche Piero Fumarola che stava ricercando con il gruppo di Sensibili alle foglie e Lapassade sugli stati modificati di coscienza.

Nicola Valentino ha raccontato il percorso di nascita di Sensibili alle foglie da quando il gruppo di reclusi nel carcere di Palmi ha deciso di raccontarsi i sogni ed ha scoperto lo spazio libero in cui trasferire la coscienza o uno stato di coscienza quando il corpo è sottoposto alla torsione del potere, non ad un vuoto di deprivazione ma al pieno del potere della istituzione totale che lo schiaccia come un tallone d’acciaio e lo iscrive nei suoi riti. Nicola ci ha raccontato che assieme agli studenti della Università di Lecce scoprirono che anche nelle istituzioni totali, nelle pieghe delle mortificazione dei corpi e delle coscienze esiste un resto irriducibile, un corpo irritato, fuori dal rito, che lascia una crepa, una fessura in cui transita la vita.

Nicola ha poi raccontato la vicenda di Mario Trudu, un pastore sardo rinchiuso al ergastolo che nella cella che era la sua tomba la notte quando nessuno lo vedeva si trasferiva nella piana dello scamandro per incontrare gli eroi omerici.

Giulia ha raccontato il processo creativo di Leo,un bambino chiuso nella istituzione totale di una diagnosi che apriva il suo mondo producendo disegni con personaggi vicende produzioni, vita .

Queste transizioni da uno stato ad un altro comportano la dissociazione e la creazione di mondi invisibili che si concretizzano attraverso la produzione di oggetti come disegni, pitture, sculture, scrizioni ed iscrizioni irritate cioè fuori dal rito che costituiscono la testimonianza del processo creativo che costruisce passaggi, transiti,transizioni nelle situazioni in cui non c’è più niente da fare in cui il corpo subisce l’annichilimento come nei campi di sterminio. Anche lì si sono trovati documenti, iscrizioni, fotografie. Anche l’inferno è incrinato.

Questi stati non sono psicopatologici ma risorse vitali cui attingere per costruire mondi di libertà.
In ogni realtà esistono aspetti delle istituzioni totali, rituali di mortificazione dei corpi e delle menti, questo seminario spinge alla costruzione di cantieri di analisi e di produzione di Stati modificati di coscienza, di dissociazioni creative che siano strumenti per aprire il possibile.
Curiosamente,ma forse no, casa Madiba e casa don Gallo si trovano nello stesso spazio dove negli anni novanta c’era il centro Via che poi divenne il CSOA ex anagrafe perché venne avviato un processo di autogestione.

condividi su: