#SeminiamoIndipenzenza. Un contributo sui fatti di Lavagna di Leonardo Montecchi

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Pubblichiamo di seguito il contributo di Leonardo Montecchi che tante volte abbiamo ospitato nel sito e che collabora con noi in diverse attività di supporto legate al tema della salute e del benessere della persona. Da qualche mese non ospitavamo un contributo sul tema delle sostanze, le cosiddette droghe, dopo essercene occupati in diverse occasioni con la campagna Seminiamo indipendenza insieme a tanti altri spazi sociali e dopo la morte di Lamberto al Cocoricò. Vicenda – dopo la quale – il dibattito sviluppatosi andava proprio nella direzione dell’intervento della mamma di Lavagna ma contemporaneamente in città si aprì un percorso partecipato e interessante di discussione che rompeva con gli stereotipi main stream. L’humus nel quale prolifera ignoranza, una cultura bigotta animata dalle peggiori falsità, dove la tutela dei minori e degli adolescenti si trasforma in controllo poliziesco questo è quello che sta accadendo. E contemporaneamente si mettono i tornelli per controllare l’accesso ad una biblioteca, trattando gli studenti come  robot da identificare nella catena di montaggio e contemporaneamente annullando ogni possibilità di sviluppare percorsi e interventi che possano permettere il coinvolgimento di tutti gli attori sociali coinvolti dai problemi di sicurezza che possono manifestarsi dentro qualsiasi città. Questo sarebbe il dovere di ogni Istituzione!

Ma come ci siamo ridotti? Quante morti ancora dobbiamo sopportare, quante vite bruciate non dalla droga ma dalla cecità di un mondo capovolto anche su questi temi?

Ci sembra che il contributo di Leonardo sia l’occasione per riprendere il ragionamento proprio dove l’avevamo lasciato. Stay tuned #SeminiamoIndipendenza #Legalizzazione

Casa Madiba Network

 

Seminiamo Indipendenza

Io credo che la terribile vicenda di Lavagna faccia emergere alcuni problemi non risolti. Il primo e’ la ideologia proibizionista sulle sostanze che è la base della legge attualmente in vigore.
Nonostante ci sia stata una sentenza della corte costituzionale che l’ha modificata nel suo impianto ancora il parlamento non ha provveduto a votare una nuova legge. La proposta di legge attuale che prevede una forma di legalizzazione della cannabis e’ stata apparentemente accantonata.
In questa situazione incerta, con un governo che non ha indicazioni in proposito parte una campagna “antidroga” che vorrebbe prevenire la diffusione delle sostanze illegali con la polizia. Di qui le irruzioni della polizia o della finanza con i cani nelle aule scolastiche, come e’ successo anche qui a Rimini. Lo spaccio della “droga” ha motivato anche l’installazione dei tornelli nella biblioteca di Bologna.
Questa ideologia nefasta basata sulla paura e sulla demonizzazione dei consumatori di sostanze illegali penetra nel senso comune e produce uno stato di guerra alla droga che si trasforma in guerra ai drogati. Il ragazzo di Lavagna, che aveva, pare,dieci grammi di Hascisc, secondo questa logica era già
un ” drogato”. Forse la mamma era impaurita, temeva che la situazione le sfuggisse di mano, o che i vicini di casa o le altre mamme della scuola l’accusassero di non avere educato bene suo figlio, forse ha sentito il peso della gente che dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio. Non so se si sia fatta aiutare da qualcuno per il figlio che fumava le canne, non so se sia stata al Sert, credo quello competente sia quello di Chiavari dove ci sono bravi operatori. Fatto sta che si rivolge alla guardia di Finanza che agisce perseguendo un reo, come dice la legge,credo sia entrata nella scuola e poi nella casa del ragazzo per effettuare una perquisizione. Qui, così dicono i giornali, il ragazzo si butta dalla finestra. Non ci hanno detto che è caduto perché tentava di fuggire ad un arresto, che non vi sarebbe potuto essere, dicono che si sia suicidato.
Cosa gli sia successo intimamente non lo so, deve avere avuto un ruolo molto forte la vergogna e la colpa ed una spinta a punirsi da parte di un super io troppo esigente che l’ha condannato a morte per la trasgressione alla legge e per lo scandalo in cui aveva trascinato la famiglia.
Certo che tutto questo ha costituito un trauma potentissimo che non sarebbe successo se il ragazzo avesse avuto con se una bottiglia di wodka. Non ci sarebbe stato lo stigma del “drogato” che secondo me, e’ la cifra di questa tragedia.
E ritorno a dire che la stigmatizzazione e’ l’effetto della legge in vigore che a sua volta dipende dalla ideologia proibizionista.
Devo ancora dire che il proibizionismo si nutre sulla paura e che chi coltiva e alimenta la paura e’ la struttura del potere che ci domina? Forza,forza,forza cambiamo la legge superiamo il proibizionismo,cambiamo il senso comune
Adelante.

Leonardo Montecchi 

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