Sulla strada di Don Andrea Gallo. Ripensare l’accoglienza e il diritto all’abitare per costruire le città del domani

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Rumori Sinistri… Associazione di volontariato e No Border promuovono:
Sulla strada di Don Andrea Gallo. Ripensare l’accoglienza e il diritto all’abitare per costruire le città del domani
Giovedì 27 ottobre ore 20.30
Sala Marvelli via Dario Campana n. 64 Rimini

Intervengono
>> Fabio Scaltritti – Operatore Sistema Abitare Comune Alessandria
>> Domenico Megu ChionettiComunità San Benedetto al Porto
>> Neva Cocchi – Sportello Migranti YaBasta Bologna
>> Leonardo Montecchi – Direttore Scuola Bleger Rimini

Interverranno operatori e volontari dai progetti autorganizzati diAccoglienza Degna (dormitorio sociale nato a Làbas Bologna), Casa Andrea Gallo Rimini #perlautonomia e dei progetti e pratiche di mutualismo del territorio.

Sulla strada di Don Andrea Gallo. Ripensare l’accoglienza e il diritto all’abitare per costruire le città del domani

Ai morti, si sa, si infligge spesso la retorica dell’elogio. Dei defunti si celebrano pure le grandi battaglie ed i grandi ideali. Anche la disobbedienza civile ha i suoi eroi, e Gandhi, Don Milani, Martin Luther King sono evocati e ricordati da ogni genere di potere costituito.
Ma se la disobbedienza del passato ha i suoi custodi ovunque, i disobbedienti in carne ed ossa vengono delegittimati attraverso la produzione di un linguaggio e di significati costruiti per stigmatizzare loro e le lotte che conducono e così essi assumono le sembianze degli abusivi, dei clandestini, di coloro che praticano l’illegalità.
Così, in una giravolta semantica, la legalità vive di vita propria mentre la lotta per l’affermazione dei diritti fondamentali diventa illegalità.
La disobbedienza civile si esercita quale resistenza a tre livelli:
resistenza ad una regola, norma o legge specifica;
resistenza ad uno stato di cose;
resistenza ad un ordine costituito.
Colui che occupa il luogo dove andrà a vivere esprime una forma di disobbedienza civile che interessa tutti e tre i livelli e tanto basta perché essa sia oggetto della più ferma repressione: la cronaca di questi giorni ci riporta una vera e propria offensiva contro le varie forme di lotta per il diritto all’abitare che si sono sviluppate in questi anni di crisi economica contro una Legge come il Piano Caso di Renzi e Lupi un vero e proprio regalo alle lobby del mattone e un’offensiva violentissima contro le lotte degne di questi anni fatte di blocchi degli sfratti, riutilizzo di edifici dismessi, pratiche di mutualismo e comunitarie fra tutte le vittime del sistema neoliberista e della Fortezza Europa.
A Bologna lo scorso 11 Ottobre si sgombera con la violenza un edificio in Via De Maria occupato da famiglie sfrattate con 25 bambini. Lo Spazio sociale Làbas che ospita il progetto del dormitorio sociale “ Accoglienza Degna ”, un’asilo sociale Làbimbi e tantissime altre iniziative è sotto sgombero. A Roma il 30 Settembre scorso tocca al centro per migranti di via Cupa Baobab Experience, che nell’ultimo anno è stato un rifugio per 53mila persone in transito dall’Italia verso il Nord Europa. Sempre a Roma il 13 Ottobre viene sgomberato e sigillato un nuovo padiglione del centro sociale Csoa Corto Circuito recuperato dall’abbandono con la tecnica della permacultura, antisismica ed ecosostenibile, in legno, paglia, terra cruda e 17.000 bottiglie riciclate.
Queste esperienze hanno una valenza primaria di tipo solidaristico, ma la sua natura è tutta politica e di radicale critica della supremazia dell’interesse dei pochi a beneficio di un progetto di comunità solidale che non tradisca l’affermazione del primato dei bisogni inalienabili ai quali di certo il diritto alla casa, e ad una casa degna, appartiene.
In questo quadro esistono poi delle esperienze ponte, percorsi che ridanno dignità al “sistema abitare” valorizzati e riconosciuti dalle amministrazioni locali come l’esperienza della Casa Di Quartiere Alessandria, promossa e gestita dalla Comunità di San Benedetto al Porto, uno spazio reso Pubblico e accessibile a tutti, senza distinzione, che ha come obiettivo quello di influenzare attarverso innumerevoli attività (Scuola Popolare di Italiano – Sportello Segretariato Sociale – Sportello Casa/Housing First – Ascolto Donna e vittime di tratta/sfruttamento – Distribuzione sociale abiti, mobili, accessori per la casa… solo per citarne alcune) le Politiche di Governance del territorio.
Questo progetto probabilmente non avrebbe avuto lo stesso riconoscimento formale se dietro di esso non ci fosse una storia di riscatto e di militanza vera con i poveri per i poveri…. Sulla strada di Don Gallo (Don Andrea Gallo).
Casa Andrea Gallo Rimini #perlautonomia appartiene a questa categoria di iniziative nate e cresciute senza patronati di nessun genere, senza soldi pubblici, nutritesi solo, si fa per dire, di solidarietà, di gratuità e certo anche di un progetto politico di resistenza radicale alle politiche del neoliberismo che si fa pratica quotidiana e vita vissuta.
Esperienze che da un terreno di rivendicazione anche conflittuali sviluppatosi fuori dalle istituzioni, impatta su di esse nel momento in cui decide di misurarsi, come avvenuto con l’Istruttoria pubblica per l’emergenza freddo dello scorso dicembre, con il terreno formale per provare a sovvertirlo.
Non sono più sufficienti i dormitori aperti durante la stagione invernale, non bastano più le mense e i servizi preposti, dobbiamo fare i conti quotidianamente con gli effetti del sistema neoliberista e le trasformazioni sociali che esso ha prodotto.
Ad oggi tra gli homeless e i poveri in genere troviamo casi molto diversi tra loro che si originano da differenti situazioni di contesto economico, lavorativo e di disagio sociale, che producono esigenze e soluzioni di fuoriuscita dalla crisi articolate e diversificate.
Gli homeless sono oggi migranti e rifugiati che hanno terminato i percorsi di accoglienza o che non ne sono mai stati inclusi, oppure dopo aver perso il lavoro hanno perso anche il permesso di soggiorno e contemporaneamente la casa grazie alla Legge Bossi/Fini, sono i working poors (cresciuti del 50 per cento dal 2008 al 2013) che percepiscono stipendi sotto la soglia di povertà o hanno lavori stagionali scarsamente retribuiti e/o retribuiti con i voucher e privi di ammortizzatori sociali grazie al Jobs Act, sono persone sfrattate dopo essere transitate per qualche mese in un Residence ed in questo caso, spesso, si registrano interi nuclei familiari, sono homeless di lungo periodo o persone in situazioni di disagio (alcolisti, psichiatrici e tossicodipendenti), sono persone che nelle graduatorie delle case popolari non accederebbero mai perché non hanno i requisiti sufficienti.
Casa Don Gallo è un progetto innovativo perché ha letto queste trasformazione ed ha saputo coniugare il tema della casa (sono tanti gli italiani accolti) con quello dell’accoglienza degna alla quale i migranti hanno diritto non come espressione di un atto umanitario ma come garanzia di soddisfacimento dei bisogni primari della persona ai quali una comunità che sia tale deve saper provvedere. Un esercizio dell’agire ma anche del pensare attraverso il quale appare chiaro che la negazione dei diritti fondamentali non potrà essere selettivo ed esercitarsi solo sui più deboli, ma è piuttosto espressione di un attacco diffuso al welfare, ai lavoratori, ai beni comuni, attraverso un programma di privatizzazione e di controriforme vasto e pervasivo a favore delle oligarchie, delle multinazionali e del sistema bancario internazionale.
Il tema specifico del diritto inalienabile alla casa va affrontato mettendo all’ordine del giorno un vero piano casa per costruire la Città del domani che nel volgere di venti, trenta anni, attraverso acquisizioni pubbliche e il ripristino di proprietà immobiliari pubbliche traduca in realtà il senso delle numerose sentenze della Corte Costituzionale, che altrimenti finiscono per avere la funzione della foglia che cela le vergogne:
• “è doveroso da parte della collettività intera impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione” (Corte cost., sent .n. 49/1987);
• “Il diritto all’abitazione rientra infatti, fra i requisiti essenziali caratterizzanti la socialità cui si conforma lo Stato democratico voluto dalla Costituzione” (Corte cost., sent. n. 217 del 1988.);
• “il diritto a una abitazione dignitosa rientra, innegabilmente, fra i diritti fondamentali della persona”(Corte cost. sent. n. 119 del 24 marzo 1999);
• “Creare le condizioni minime di uno Stato sociale, concorrere a garantire al maggior numero di cittadini possibile un fondamentale diritto sociale, quale quello all’abitazione, contribuire a che la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l’immagine universale della dignità umana, sono compiti cui lo Stato non può abdicare in nessun caso” (Corte cost. sent. n. 217 del 25 febbraio 1988);
• “indubbiamente l’abitazione costituisce, per la sua fondamentale importanza nella vita dell’individuo, un bene primario che deve essere adeguatamente e concretamente tutelato dalla legge” (sentenza n. 252 del 1983).

Vale la pena ricordare, a proposito di Costituzione e specie ai nostri amministratori e soprattutto in questo periodo di avvicinamento al Referendum costituzionale del 4 dicembre, la figura di Giorgio La Pira, membro dell’ Assemblea Costituente che, Sindaco di Firenze nel 1953, requisisce case per far fronte al bisogno di alloggi dei suoi cittadini più poveri:
«Mentre procedeva il vasto programma di costruzione di alloggi popolari, la città si trovava di fronte all’emergenza degli sfratti e, in generale, della carenza di alloggi. Dopo aver chiesto una graduazione degli sfratti per poter governare l’emergenza, e non aver ottenuto risposta positiva, La Pira si rivolse ai proprietari di affittare al Comune un certo numero di abitazioni non utilizzate. In mancanza di una disponibilità in tal senso, ordinò la requisizione degli immobili stessi, basandosi su una legge del 1865 che dà la facoltà al Sindaco di requisire alloggi in presenza di gravi motivi sanitari o di ordine pubblico. È l’amico magistrato Gian Paolo Meucci che lo aiuta a scovare questo appiglio giuridico che è alla base della ordinanza di requisizione. Naturalmente l’iniziativa scatenò polemiche violentissime alle quali La Pira rispose con un appassionato intervento in Consiglio Comunale. Quanto alle denunce che furono sporte in quella occasione (tutte peraltro successivamente archiviate perché giudicate infondate), La Pira così si espresse in una lettera aperta ad Ettore Bernabei direttore del “Giornale del Mattino”: “Devo lasciarmi impaurire da queste denunce penali che non hanno nessun fondamento giuridico e tanto meno morale o devo continuare, e anzi con energia maggiore, a difender come posso la povera gente senza casa e senza lavoro? (…) Un sindaco che per paura dei ricchi e dei potenti abbandona i poveri sfrattati, licenziati, disoccupati e così via è come un pastore che, per paura del lupo, abbandona il suo gregge”.»

Come già segnalato vi sono esperienze, anche recent,i come quella del Sistema Abitare del Comune di Alessandria che si muovono coraggiosamente in questa direzione. Non altrettanto coraggio ha dimostrato l’Amministrazione comunale di Rimini che in una lettera raccomandata inviata alle associazioni che hanno dato vita a Casa Andrea Gallo a fine Settembre:
“AVVERTE che (…) si riserva ogni più opportuna iniziativa per ottenere il rilascio anche forzoso dell’immobile” e che soprattutto le associazioni sarebbero INADEMPIENTI, inadempienti nei confronti di un potere grigio fatto di burocrazie e cavilli amministrativi ma non di certo inadempienti nei confronti dell’umanità e della città del domani che vogliamo e dobbiamo costruire.
Si vorrebbe dunque mettere fine a un progetto nato in autonomia, il cui pregio è semplicemente quello di essere un modello, certo non il solo, di come si possano realizzare iniziative dal basso di risposta efficace a condizioni di esclusione generate, peraltro, dalle disuguaglianze strutturali dello stesso ordine economico che genera e definisce anche i concetti attraverso i quali i senza tetto, gli sfrattati che si attivano e politicizzano la loro acquisizione del diritto alla casa vengono assegnati alla categoria degli abusivi o di coloro che praticano l’illegalità? Noi crediamo che questo non avverrà e l’incontro di questa sera “Sulla strada di Don Gallo” non è che l’occasione per trovare nuove energie e rimettersi in cammino. Osare la speranza sempre!
Vi aspettiamo Giovedì!
Partecipa Diffondi Organizzati
attivisti/e e abitanti di Casa Andrea Gallo Rimini #perlautonomia

“La strada mi arricchisce, continuamente. Lì avvengono gli incontri più significativi, l’incontro della vera

sofferenza, l’incontro di chi pero’ ha ancora tanta

speranza e allora guarda, attende. Per la strada nascono le alternative, nasce il voler conquistare dei diritti”

Don Andrea Gallo

 

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