COMUNICATO: “CASA MADIBA CHIAMA: presidio in consiglio comunale”

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In vista della scadenza dell’Istruttoria per la gestione degli spazi dell’ex Caserma dei Vigili del Fuoco in Via Dario Campana, il 25 ottobre scorso, riceviamo sulla PEC dell’Associazione Rumori Sinistri, una delle associazioni che ha formalmente in gestione gli spazi di Casa Madiba, una comunicazione in cui il Comune di Rimini ci informa che le attività collocate nel primo piano dell’immobile potranno proseguire; le spese per le utenze rimarranno, invece, a carico del gestore e che è però inibito l’utilizzo del piano terra di Casa Madiba, il network, per “il tempo utile al perfezionamento delle verifiche” strutturali dell’edificio.

Detto in altri termini, il Comune inibisce e ostacola l’utilizzo della sala più grande a piano terra di Casa Madiba Network, dove si svolgono le iniziative ricreative, culturali e di autofinanziamento per sostenere le numerose progettualità attivate e far fronte alle spese delle utenze che la stessa comunicazione, sottolinea, rimangono a nostro carico.

Una PEC che arriva in concomitanza con il finanziamento, attraverso il PNRR, del Centro Servizi a bassa soglia, che occuperà una parte dell’immobile in via Dario Campana, e a seguito di una serie di vicende che, come attivistə di Casa Madiba, ci ha vistə protagonistə dell’opposizione ad alcune scelte politiche dell’attuale giunta.

Una PEC che segnala un atteggiamento ostile e per nulla dialogante da parte dell’amministrazione comunale nei confronti di una realtà sociale, Casa Madiba Network, impegnata quotidianamente nella lotta alla povertà, alle discriminazioni e alla marginalità sociale promuovendo un welfare dal basso attraverso la creazione di reti mutualistiche e solidali cittadine.

A fronte, infatti, del progetto del Centro Servizi che prevederà una grande ristrutturazione dell’immobile con l’investimento di ingenti finanziamenti economici, immobile sul quale da anni c’è già in corso una progettazione partecipata con il Community lab Madi_Marecchia, come attivistə avevamo chiesto un intervento di messa in sicurezza della sala al piano terra chiedendo un cambio di destinazione d’uso e adeguamenti della struttura per eliminare le barriere architettoniche presenti e renderla accessibile anche alle soggettività fragili e disabili che frequentano lo spazio di Casa Madiba oltre che dotarla di riscaldamento.

Alle nostre richieste è giunta invece una PEC che non considera gli adeguamenti strutturali ma anzi nasconde dietro questioni tecniche – la destinazione d’uso dello spazio come deposito – la volontà politica di ostacolare le attività di Casa Madiba Network e non riconoscerne pertanto il valore sociale e politica. Un’esperienza che già di per sé rappresenta un modello, al centro di studi e ricerche e dell’attenzione di alcuni servizi sociosanitari della Regione che lavorano sulla marginalità adulta, uno spazio di aggregazione e contrasto alla povertà e per l’empowerment di comunità che ha al centro dei gruppi soggetto, realtà e collettivi pensanti che progettano non sulla carta ma sui bisogni che si incontrano attraverso i tanti progetti già attivi, e con le quali, volenti o nolenti, chi governa la città si dovrebbe confrontare attraverso un approccio di ascolto e davvero partecipativo.

È evidente che tutte le progettazioni sociali molte delle quali prive di contributi pubblici come il Guardaroba Solidale Madiba (833 accessi nel primo semestre 2022 di cui 90 nuovi), la @Staffetta Solidale (85 nuclei familiari seguiti, di cui 52 residenti per un totale di 262 persone complessivamente coinvolte ) o cofinanziate come Casa Don Andrea Gallo (398 persone accolte dal dicembre 2015 al 31 dicembre 2021) sono proseguite negli anni – e anche durante i due anni di pandemia quando molte strutture assistenziali/caritatevoli avevano chiuso – proprio grazie all’autofinanziamento e alle iniziative culturali e aggregative realizzate nel Network al piano terra.

Senza questo spazio di vita e attivazione queste progettualità non ci sarebbero state e non si sarebbero autosostenute economicamente.

Inibire l’utilizzo di questo spazio, senza proporre delle soluzioni effettive per il proseguimento delle attività, ovvero riconoscere il valore sociale e politico di questa esperienza e metterla in condizione di operare e sostenersi nella sua autonomia e specificità, significa pertanto compromettere e attaccare le attività e i progetti che Casa Madiba Network promuove in questo territorio. Non vorremmo, ma è facile pensare che il progetto del PNRR per il centro servizi contro la povertà possa essere l’occasione per la Giunta di “sgomberare” dall’area urbana e da parte degli immobili, le associazioni, le progettualità e le persone in carne ed ossa che hanno fatto rivivere questa area urbana e quartiere magari favorendo qualche associazione “più in sintonia” con la Giunta.

Vogliamo ricordare che gli immobili pubblici presenti nell’area sono stati salvaguardati dalla vendita e privatizzazione grazie all’occupazione di 9 anni fa e stimolando un vivace dibattito politico nella città sulle politiche di welfare, l’accesso alla casa, l’uso turistico del territorio, lo sfruttamento lavorativo, la violenza di genere e il diritto alla città.

Chiediamo pertanto delle soluzioni fattive a questa situazione a partire dalla questione dei lavori di ristrutturazione previsti con il PNRR. Difenderemo Casa Madiba Network contro ogni attacco, strumentalizzazione e limitazione “tecnica” e politica e per questo ci troverete in presidio in consiglio comunale Giovedì 24 novembre alle ore 18:00.

ALLƏ ALLEATƏ ORGANIZZIAMOCI E LOTTIAMO INSIEME PER I NOSTRI SPAZI, PER LE NOSTRE ESISTENZE, PER LA NOSTRA CITTA’!

casamadiba.net

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