Con ancora più forza Una Casa Per Tutti!

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Documento di invito alla discussione e riflessione verso l’assemblea Una casa per tutti, per un dicembre di natalizz-Azione del 7 dicembre

Con ancora più forza Una Casa Per Tutti! 

Dietro la nascita di Casa Don Andrea Gallo c’è stato un lavoro immenso da parte degli attivisti e di tutti noi abitanti per dare una risposta al bisogno abitativo, un lavoro che va riconosciuto; si sono fatte innumerevoli manifestazioni e presidi per denunciare e contrastare le politiche emergenziali e neo fasciste, oppressive e restrittive. Sono stati riutilizzati immobili in disuso nella città attraverso la pratica della riappropriazione e liberazione per dare risposte e un tetto a chi non ce l’ha,  puntualmente però quelle persone venivano sgomberate e rigettate in strada, per poi rioccupare altri luoghi abbandonati dando ancora speranza alle persone senza casa. Gli attivisti dopo aver pressato politicamente gli enti locali affinché venisse trovata una soluzione per mettere fine alle morti che nel frattempo avevano colpito le persone lasciate al freddo per strada sul nostro territorio, decisero di partecipare all’istruttoria pubblica del Comune “Rimini solidale per l’emergenza freddo”, vincendola, con una proposta fondata sulla giustizia e sull’idea del gruppo come cura, proposta che superasse la concezione dell’emergenzialità e mettesse al centro il diritto dell’essere umano a vivere degnamente. Così nacque Casa Don Andrea Gallo. Naturalmente il piano di “emergenza freddo” aveva una scadenza, di fatto dopo 3 mesi per noi abitanti sarebbe stato nuovamente il vuoto, l’abbandono, la dispersione. Così decidemmo nell’assemblea di gestione della casa di rimanere dentro la struttura, di non lasciare Casa Gallo, anche se il Comune minacciava costantemente di sgomberarci non ci siamo mai arresi. Abbiamo dato vita alla cucina sociale, che ci mancava per essere autonomi e indipendenti, all’interno di un piccolissimo rudere abbandonato, ci sequestrarono anche quello in un primo momento; per non parlare poi delle denunce, le cause in tribunale che vedono coinvolti gli attivisti e i solidali, le spese legali da affrontare… . Casa Don Andrea Gallo è una realtà consapevole, una necessità che doveva iniziare ad esistere. C’è troppa ingiustizia attorno al nodo dell’accoglienza, c’è troppa ingiustizia dietro la burocrazia, c’è troppa ingiustizia quando si parla di frontiere, c’è troppa oppressione sui deboli e l’uomo sta continuando a cancellare la verità”.

Questa è una piccola parte del documento di analisi dell’assemblea degli e delle abitanti di Casa Don Gallo per descrivere la nascita di questa esperienza di accoglienza degna, urbanistica partecipata, attivazione ed inserimento sociale per cittadini e cittadine native e migranti senza casa.

A poche settimane dal 3° anno di vita di questa esperienza (24 dicembre 2015 – 24 dicembre 2018) che ha saputo costruire un nuovo modello e nuove risposte intorno al tema del diritto alla casa e alle povertà, e del 5 anno di Casa Madiba Network (7 dicembre 2013 / 7 dicembre 2018) non ci vogliamo limitare ai festeggiamenti.

Non lo vogliamo e non lo possiamo fare a partire dalle tante persone a cui in questi anni non siamo riusciti a dare una risposta; a partire dalla consapevolezza che Casa Don Gallo (che ha accolto in tre anni 128 persone, incontrato e supportato 156 persone attraverso le attività di orientamento e primo contatto dello Sportello d’ascolto)  non basta, che Casa Don Gallo è un modello replicabile, un modello di autogestione di uno spazio per l’accoglienza fra persone senza casa non assistenziale che ha dimostrato come l’ostacolo economico dei contributi, o delle procedure per il riutilizzo degli immobili – funzionale molto spesso alla creazione di alibi istituzionali – si può abbattere.

Per questo non abbiamo nulla da festeggiare ma nuove persone da organizzare e attivare perché le sfide e i bisogni crescono e ancora troppe sono le persone a cui il diritto alla casa è negato nella nostra città e in tutta la Romagna.

Chi sta dormendo nei vagoni dei treni alla stazione o nelle vicinanze del Parco Marecchia, nei piccoli ghetti che crescano a macchia di leopardo ovunque e dove ovunque si muore, è li a ricordarcelo ogni giorno.

C’è un problema di grave difficoltà nell’accesso al mercato di locazione privato, sia per i working poors, coloro che pur lavorando hanno grosse difficoltà a sostenere affitti che assorbono percentuali troppo alte del proprio salario (9,39 euro il prezzo degli affitti al metro quadrato a Rimini) sia per i requisiti richiesti (dagli anticipi alle fidejussioni). A questo si aggiunge un diffuso sentimento razzista che preclude la possibilità di affittare una stanza o un appartamento in condivisione, pur avendo contratti di lavoro e un’entrata mensile fissa tali da consentire ciò, a chi proviene da altri Paesi e in particolare ha la pelle scura. Così è morto qualche giorno fa a Cesenatico, Imo Obinna, 31 anni, in una colonia delle tante abbandonate nella Costa Romagnola, dove aveva trovato rifugio dopo aver cercato a lungo e senza successo, una stanza in affitto. Il motivo? Era nero.

Crescono anche gli/le homeless presenti nelle nostre città, i nuovi homeless, quelli che si trovano per strada dopo la fuoriuscita dai CAS ai quali si aggiungeranno coloro ai quali il Decreto Sicurezza approvato negli scorsi giorni toglierà la protezione umanitaria rendendoli invisibili oppure il diritto di ingressa o permanenza nello Sprar sempre per lo stesso motivo. Quanto successo a Crotone, dove ventiquattro migranti alloggiati fino a quel momento presso il Centro di accoglienza per richiedenti asilo di Sant’Anna di Isola Capo Rizzuto e titolari della protezione umanitaria ormai abolita, sono stati fatti uscire dal Campo, accompagnati in pullman alla Stazione ferroviaria di Crotone e scaricati lì come pacchi. Tra loro anche sei donne di cui una madre di una bimba di sei mesi e incinta di un altro bambino.

Con interesse e solidarietà abbiamo seguito in queste settimane la lotta intrapresa da alcuni ragazzi migranti a Cesena che hanno deciso di non nascondersi in qualche vecchia fabbrica abbandonata ma di andare a dormire sotto il Comune per chiedere il legittimo reintegro dentro il progetto di accoglienza ma anche una soluzione per i tanti che si trovano per strada.  Così come continuiamo a sostenere  i braccianti migranti delle campagne in lotta contro i ghetti e la schiavitù, dopo gli incendi delle baracche, le violenze e le numerose stragi, le ennesime, di questa estate dove hanno perso la vita anche i nostri fratelli Bafode, Ebere e Romanus.

Per questo il mese di dicembre non sarà solo il mese delle ricorrenze e del natale consumistico, ma un mese di natalizz-AZIONE ovvero di attivazione e partecipazione per la costruzione di un mondo nuovo, un mondo che neanche immaginiamo nella realtà che soffriamo.

A partire da tutto ciò, non possiamo dimenticarci che sarà necessario dare forza e sostegno al progetto di Casa Gallo #perlautonomia al fine di un esito positivo dell’iter di ristrutturazione degli spazi e di trasferimento degli e delle abitanti, nel rispetto delle richieste avanzate dall’assemblea di Casa Don Gallo all’Amministrazione comunale in questi mesi (unità del gruppo, rispetto delle tempistiche dei lavori, istruttoria che rispetti le specificità del progetto attuale che è autogestito insieme agli abitanti attraverso il gruppo come cura).

Come connettere allora singoli e realtà solidali che nel nostro territorio e nelle diverse città romagnole sono impegnate su questi temi, per individuare insieme soluzioni replicabili che possano rivendicare con forza #UnaCasaPerTutti?

Come riuscire a calmierare i costi degli affitti, garantendo l’accesso al diritto all’abitare, ai working poors?

Accanto a queste domande abbiamo anche delle proposte, tra cui quella di una grande manifestazione, Sabato 22 Dicembre, da promuovere all’interno del dicembre di Natalizz-azione caratterizzato da azioni ed eventi in occasione di due compleanni importanti, i 5 anni di Casa Madiba Network e i 3 di Casa Andrea Gallo (don) #perlautonomia.

Per una discussione aperta e partecipata a partire da queste riflessioni vi invitiamo all’assemblea pubblica che si terrà Venerdì 7 Dicembre ore 20.30 presso gli spazi di Casa Madiba.

Perché nessuno/a resti solo/a!

 

*nella foto la baracca dove hanno vissuto gli ultimi mesi delle loro vite Ebere, Romanus e Bafode nella Campagne di San Severo

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