CONTRO-ADUNATA! Costruiamo insieme la città transfemminista

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Assemblea pubblica per confrontarci sulla svendita della città e sulle molestie segnalate da diverse donne durante l’Adunata Nazionale degli Alpini a RiminiC

COSTRUIAMO INSIEME LA CITTÀ TRANSFEMMINISTA

🕓 Ore 20:30

📍 Piazza Cavour


In una città che fa del turismo di massa mordi e fuggi le proprie fondamenta economiche, non sorprende che un evento come l’Adunata degli Alpini si sia rivelato l’occasione per esaltare Rimini come “città vetrina” messa a disposizione dei turisti, un meccanismo che crea enormi danni a livello sociale, ma che sembra essere l’unica forma di sviluppo contemplata dalla nostra amministrazione.

Quest’adunata non porta né prestigio né benessere alla nostra città, anzi. 

Il lavoro si è fatto più duro, gli spazi vitali si sono ristretti, le strade si sono fatte meno sicure: tutto in nome del militarismo e del profitto. Tutti i problemi che da anni denunciamo, come sfruttamento lavorativo e privatizzazione dello spazio pubblico, si presentano amplificati dall’arrivo di più di 400 mila persone in soli 4 giorni. Girando per la città lo scenario che si presenta è simile a quello di una vera e propria invasione senza regole: camper e tende in ogni angolo del centro, nelle aiuole, perfino nei giardini dei palazzi senza che nessuno abbia chiesto il permesso, tende militari nella nuovissima piazza Malatesta, mezzi militari anche non omologati che sfrecciano sul Corso d’Augusto e nelle strade e una quantità di rifiuti di ogni genere sparsi ovunque, mezza città interdetta al traffico con tanto di zona rossa, consigli a “non venire a Rimini” o ancor peggio a non uscire di casa.

In questi giorni ci siamo chieste quali sarebbero state le conseguenze di tutto questo sulle persone che vivono nella nostra città. Le persone senza casa, molte delle quali per colpa dell’ultima ondata di sfratti post emergenza covid, sono state allontanate dal parco per fare spazio agli accampamenti degli alpini. Le persone che lavorano nel settore turistico che hanno iniziato la già tristemente nota stagione estiva con turni massacranti, soprusi e ricatti di ogni genere per far fronte all’arrivo di oltre 400 mila persone in soli 4 giorni. “..se ti offrono da bere, devi bere anche tu e assecondarli”. Le persone nere che hanno ricevuto insulti razzisti come “torna nella giungla”. Le persone rifugiate che sono scappate dalla guerra e si vedono sfilare davanti centinaia di militari, che devono ascoltare rumori di spari e vedere uomini in divisa mezzi ubriachi ovunque. Le donne e le persone lgbtqia+ che sono state prese d’assalto da orde di maschi imbevuti di machismo militaresco e “allegria”, che si é tradotta in catcalling senza freno alla fantasia, molestie sessuali, insulti, accerchiamenti, palpeggiamenti nelle strade, nei parchi, sotto casa, sul posto di lavoro.

Chi ha pensato a queste persone prima di autorizzare l’arrivo di 450 mila militari a Rimini?

Nessuno a quanto pare e purtroppo non ci stupisce data la scarsa attenzione che riceviamo durante tutto l’anno, con o senza grandi eventi.

Per esprimere solidarietà a tutte queste persone abbiamo iniziato a raccogliere e condividere le loro testimonianze e la risposta é stata altissima, tanto quanto sconvolgente per il numero e l’intensità delle molestie ricevute.

Fischi, cat-calling, minacce e vere e proprie molestie hanno colpito diverse persone colpevoli solo di voler vivere la propria città. Molestie mascherate da goliardia e tradizione che in realtà sono figlie di una cultura patriarcale che vuole donne, persone trans e gender non conforming assoggettate al potere e alla paura, al ricatto e alle minacce in caso di rifiuto.

Siamo davvero stanch3 di sentirci prigionier3 nella nostra città, siamo stanch3 di subire angherie mentre riprendiamo i nostri spazi, siamo stanch3 del fatto che per l’Amministrazione Comunale la priorità sia l’elogio dei turisti “importanti” piuttosto che rendere Rimini una città in cui valga la pena vivere. In questo momento più che mai vogliamo ribadire che siamo contro ogni forma di esaltazione militare, di idea di pace associata alle armi e al terrore, di privatizzazione dello spazio pubblico, di ricatto sociale e violenza di ogni tipo.

Abbiamo interrogato l’amministrazione pubblica nella speranza di ricevere una risposta decisa, di sentirci ascoltate e credute ma non abbiamo ricevuto altro che un banale “abbiamo avvertito gli organizzatori“, “si tratta di poche mele marce“, “bisogna rivolgersi alle forze dell’ordine e denunciare” o nel peggiore dei casi il solito triste silenzio.

Questo silenzio è diventato assordante, come le urla e gli insulti degli alpini che riecheggiano ora nella nostra città e noi siamo stanche di aspettare una risposta che non arriva mai. Vogliamo una città dove le persone sono al primo posto, dove il benessere dei cittadini e delle cittadine è la prima preoccupazione, dove lo spazio pubblico è di tutte e tutti.

COSTRUIAMO INSIEME LA CITTÀ TRANSFEMMINISTA!

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