Fatelə scendere! Presidio in Prefettura a Rimini

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DOMANI, Martedì 8 novembre
ore 18:00 – Prefettura di Rimini

La Rete Antirazzista Catanese e la cittadinanza, già molto attiva al tempo della vicenda della nave Diciotti, continua il presidio permanente sul Porto di Catania. “Invitiamo tutte e tutti a mantenere alta l’attenzione nelle prossime ore e a manifestare in ogni modo la propria solidarietà alle persone migranti trattenute sulle navi di soccorso”, affermano gli attivisti in un comunicato. 985 persone bloccate in mare da giorni su tre navi umanitarie.

Per il momento stanno facendo scendere solo i minori e le persone “fragili”. Li chiamano “respingimenti selettivi” il nuovo frame del Governo targato Meloni e co.

Vogliamo ricordare che i respingimenti collettivi sono vietati dai trattati internazionali ratificati dall’Italia e pertanto il nostro Paese non può effettuare alcuna selezione arbitraria e approssimativa sulla vita di queste persone.

Ancora una volta la mancanza di politiche migratorie e strategie condivise su scala europea ricadono sulla pelle di persone in fuga dai lager libici, dalle violenze e dalla povertà. “Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi, regista della chiusura dei porti nel 2018, sostiene che l’Italia non sia obbligata in base alle leggi internazionali a fornire un porto di sbarco alle persone naufraghe e ha scritto nero su bianco nel suo decreto che vuole respingere e selezionare i naufraghi sulle navi”.

La selezione disumana e illegale delle persone sopravvissute ai naufragi, alla quale stiamo assistendo in queste ore, si basa pertanto sul decreto Piantedosi, emesso il 4 novembre e l’ordine intimato, alla navi ong presenti di lasciare il porto di Catania con i soccorsi rimasti a bordo, costituirebbe un respingimento illegale.

Si sta ripetendo ancora questo frame di violenza davanti a un’opinione pubblica sempre più anestetizzata e indifferente, dopo due anni di pandemia e otto mesi di guerra in Ucraina.

Si vuole affermare il pugno duro del potere sulla legge in una spinta sempre più persecutoria verso le persone che arrivano dalla Libia, ma anche verso quelle vite e persone ancora più invisibili e meno spettacolarizzate di quelle arrivate via mare, quelle provenienti dalla Balkan Route, dalla frontiera via terra.

RICHIEDENTI ASILO PROVENIENTI DA PAKISTAN E AFGHANISTAN, persone arrivate nel nostro paese a primavera, rispetto alle quali non sono state fornite, a distanza di mesi, risposte da parte delle Istituzioni competenti.

Abbiamo assistito in questi mesi ad una macchina dell’accoglienza, composta da Istituzioni, Enti del Terzo Settore, cittadinanza, istituzioni religiose che si sono attivate rispondendo con tempi consoni, con efficienza al fine di garantire l’accesso al diritto all’accoglienza a chi è dovuto fuggire dalla guerra scoppiata in Ucraina.

Abbiamo visto che questo è possibile e si può fare. Abbiamo visto che è possibile rilasciare un permesso per protezione speciale in tempi rapidi. Perché questo non accade anche per le persone in fuga da altre guerre?

Il diritto internazionale definisce come profughə tuttə coloro che sono costrettə ad abbandonare la propria residenza a causa di eventi bellici, persecuzioni politiche o razziali e cataclismi naturali.

Esistono però evidentemente guerre e violenze che non vengono riconosciute dall’Europa e dall’Italia bianca, le quali di fatto operano una classificazione delle vite umane, la cui importanza varia a seconda soprattutto del colore della pelle.

Questo è quello che sta avvenendo ai confini Europei e nelle nostre città, dove si selezionano i profughə lasciando indietro coloro che non vengono ritenutə idoneə. Il lasciapassare è sempre quello: la pelle bianca.

Questo spiegherebbe anche perché oggi, nelle nostre città, si trovano in condizione di homelessness persone provenienti da Afghanistan e Pakistan, luoghi di guerra e occupati da gruppi terroristici Talebani e non cittadinə ucraini.

Il nostro futuro, quello del nostro paese e dell’Europa si giocherà su questo, sulla nostra capacità di restare umani, di trovare risposte degne. Chi ci governa parla di diritto alla vita contro l’aborto, ma quando la vita gli sbatte in faccia hanno pure il coraggio di chiamarla “carico residuale”.

Per queste ragioni domani, Martedì 8 novembre alle ore 18 ci ritroveremo davanti alla Prefettura di Rimini per un presidio in solidarietà con le persone ostaggio della vergogna europea e della nostra indifferenza, e con la Rete antirazzista catanese e le altre realtà che in tutta Italia stanno facendo sentire la loro voce.

#StayHuman
Fateli scendere!
Diritto di asilo per tuttə!
Mobilitiamoci in tutte le città!

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