#IstruttoriaPartecipata, Riprendiamoci Casa Madiba!

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Casa Madiba Network, nuovo luogo di diritti per tutt* come si poteva leggere sullo striscione esposto sulle scale il 7 dicembre 2013, è stata fin da subito spazio di sperimentazione e ricerca (accoglienza degna – nuova proposta politica – linguaggi – pratiche – socialità – cultura) aperto e meticcio, in cui l’elaborazione di risposte nuove e concrete alle crisi è stata possibile, anche in assenza di sostegni economici, grazie all’innesco di meccanismi di partecipazione attiva delle persone e delle loro competenze. Un’esperienza inedita per questo territorio, che ha dato ospitalità in totale ad una trentina di persone – alcune delle quali grazie a questa stabilità abitativa hanno trovato un lavoro – dove la ricchezza si è raggiunta sempre ricercando la costruzione di un comune politico e sociale, facendo il massimo sforzo per accantonare auto-referenzialità e schemi prestabiliti. Per questo motivo, nel rispetto di questa modalità di agire, di questo spirito, di questa tensione, l’iter dell’istruttoria pubblica per l’affidamento degli spazi di Casa Madiba Network deve uscire dalle grigie stanze dove siedono i burocrati per essere momento sentito e assunto da tanti e tante in città. Il progetto che viene richiesto nell’istruttoria e che deve essere consegnato il 17 settembre deve indispensabilmente essere frutto di un’elaborazione e una discussione collettiva e aperta affinché anche questo importante passaggio sia caratterizzato da forme di partecipazione, sogno, confronto e scambio.

Questo è importante ricordarcelo, perché quelle messe in atto dalla giunta comunale dal 20 maggio in poi sono azioni volte a cancellare la memoria, attraverso la cancellazione di un patrimonio anche materiale e di immaginario nato e cresciuto intorno all’esperienza di Casa Madiba Network.

Rimozione del lavoro materiale prodotto

Il 20 maggio scorso la piccola minoranza organizzata che governa la nostra città ha cercato di porre fine all’esperienza di Casa Madiba Network con il sequestro di uno spazio fisico che, oltrepassando le sue mura, ha mostrato alla città nuove forme di accoglienza degna e la possibilità di dare risposte concrete in termini di nuove povertà e disagio abitativo senza soldi né finanziamenti.

Un attacco esplicato attraverso il sequestro di un contenitore di relazioni, scambi, confronti, pratiche, cultura, welfare dal basso ma anche di rimozione fisica degli allestimenti e di tutto il materiale avuto in dono e auto-costruito con ingegno e competenza a partire da scarti e oggetti non più utilizzati. Un anno e mezzo di lavori di riqualificazione, recupero e abbellimento per rendere gli spazi – l’appartamento e il network – sempre più funzionali per lo svolgersi delle numerose attività nonché dei comfort minimi che un’abitazione deve possedere.

Ci chiediamo con quale scopo – se non quello di cancellare volontariamente e materialmente le “prove” di uno spazio restituito alla vita – chi ha proceduto al sequestro e allo sgombero degli spazi ha sfasciato e reso inutilizzabili pensili, fornelli, lavabo, dispense, mobili, installazioni e arredamenti frutto anche di collaborazioni con artisti e artigiani del territorio.

Rimozione del simbolo

Nel primo pomeriggio di venerdì 21 agosto, alcuni addetti del Comune di Rimini hanno cancellato il murales di Casa Madiba Network, un’opera realizzata dall’artista riminese Burla2222 sulla parete esterna dello spazio, che mostrava la vocazione e funzione sociale di questo luogo. Nelle settimane precedenti lo stesso è accaduto con la scritta “Casa Madiba” dedicata a Nelson Mandela e realizzata nei giorni seguenti all’occupazione sul muro della stanza centrale, spazio dell’appartamento impegnato inizialmente per lo svolgimento della scuola di italiano e delle assemblee ed iniziative pubbliche. Una scritta che riprendeva i motivi tessili africani, ultimata di giorno in giorno con il contributo di chiunque entrava per la prima volta a Casa Madiba: una prima traccia dalla quale si potevano scorgere in modo chiaro i connotati futuri dell’esperienza di mutualismo, accoglienza e cooperazione che si sarebbe sviluppata in quegli stessi spazi nei mesi successivi.

Le immagini di entrambi i murales erano proprio quelle utilizzate nel materiale informativo relativo alle attività e progettualità di Casa Madiba Netowrk, immagini condivise da centinaia di utenti sul web, le stesse utilizzate anche per gli articoli di cronaca, quelle – non ultimo – da cui è nato il logo di Casa Madiba Network.

L’obiettivo è chiaro: rimuovere i segni più o meno tangibili di un’esperienza per cancellarne la memoria e fingere che non sia mai esistita. Ovvero, rendere l’istruttoria pubblica avulsa dalla storia che l’ha originata, da un percorso di rottura anche forte del piano della legalità e di lotta agito da centinaia di donne e uomini che in più di un’occasione con i propri corpi hanno inondato le strade di Rimini per affermare un’altra idea di città.

Sottolineiamo come in questi mesi abbiamo provveduto – come previsto dai requisiti di partecipazione all’istruttoria – ad adempiere a tutti i passaggi burocratici necessari per rendere idonee le nostre due associazioni – Ass. Rumori Sinistri e Ass. No Border – articolazioni formali nate da esperienze di autogestione e liberazione, attive da oltre dieci anni sul territorio e che più volte sono state soggetti attivi nella realizzazione di eventi pubblici di carattere sociale e culturale finanziati dalla Regione Emilia Romagna e in collaborazione con il centro locale per il volontariato. Mai ci era stata esternata la possibilità da parte del Comune che venissero cancellati e rimossi simboli così importanti della storia di questa esperienza.

Dopo questi mesi di abbandono forzato, Casa Madiba Network deve ritornare ad essere uno spazio di solidarietà liberatrice, di mutuo-aiuto; fucina di nuovi progetti sociali e culturali; nucleo di discussione e produzione di proposte alternative sui temi dell’ambiente, del reddito, della formazione, dell’accesso alla casa, della salute. Un progetto legato a quegli spazi era già in corso. È stato bloccato con la violenza di scelte politiche miopi e assolutistiche.

Quel progetto va ripreso, ampliato, arricchito tramite una spinta propulsiva che possiamo dare solo tutte e tutti insieme, prendendoci cura e occupandoci ognun* di un pezzo di questo importante progetto, non solo cartaceo ma di futuro e vita per noi tutt*.

Vi aspettiamo numerosi Lunedì 31 Agosto ore 20:30 per un’assemblea pubblica nel piazzale antistante a Casa Madiba Network per costruire insieme, in forma aperta e partecipata, il progetto relativo all’istruttoria pubblica per l’assegnazione degli spazi di via Dario Campana.

#IstruttoriaPartecipata #RiprendiamociCasaMadiba

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Casa Madiba e il suo Network

7 dicembre 2013: alcuni profughi fuoriusciti dal progetto Emergenza Nord Africa insieme ad attiviste/i del Lab. Paz Project aprono la porta di una delle 15.000 case sfitte presenti in città. Nasce un nuovo laboratorio cittadino antirazzista, che fin da subito sente la necessità di tenere insieme il tema dell’accoglienza degna con quello del diritto alla casa a quello dell’auto-recupero e del riutilizzo attraverso pratiche eco-sostenibili del patrimonio sfitto.

Già nelle prime settimane, per superare il gap linguistico ma soprattutto ritenendo la conoscenza della lingua italiana importante strumento di liberazione ed autodeterminazione nasce Scuola Madiba, scuola di italiano autogestita con lezioni multiple tenute da studenti e altri volontari/ie. Scuola Madiba è in rete con altre scuole della Provincia di Rimini e nell’anno 2014/2015 ha partecipato al progetto “Parole in Gioco 4“, finanziato attraverso il F.E.I. (Fondo Europeo per l’Integrazione di cittadini di Paesi terzi) attivando corsi per l’insegnamento della lingua italiana con livello pre-A1 e A1.

Giugno 2014: le persone arrivate a Casa Madiba per l’emergenza abitativa aumentano, molti di loro sono ragazzi che hanno terminato i progetti di accoglienza e si trovano senza un tetto e un impiego da un giorno all’altro. Occorre creare nuovi posti letto nella stanza utilizzata per le attività e per permettere il proseguimento di queste ultime si decide di liberare un ulteriore spazio, l’ex autorimessa, al piano terra, che diventerà il Network.

Tra i progetti che qui prendono avvio:

  • Madiba Sound Family: Laboratorio Rap / Hip Hop con artisti africani e italiani. Musica e cultura come importanti strumenti di lotta e comunicazione attraverso le quali ricercare orizzonti di liberazione possibile, contro la socialità mercificata e la marginalità sociale per una rielaborazione dei traumi/lutti delle migrazioni o delle problematiche legate alle dipendenze patologiche.
  • Laboratorio A.P.E. (Autorecupero Partecipazione Ecosostenibilità): parte da subito come esigenza diretta degli abitanti di riqualificare gli spazi abbandonati da diversi anni. I primi lavori realizzati, frutto di collaborazioni e sinergie virtuose tra i residenti stessi di Casa Madiba e le realtà del territorio impegnate su questi temi, come Econciò, hanno visto la costruzione con materiali di scarto di punti luce, sedute ed altri arredi essenziali per la casa (quelli distrutti da chi ha operato il sequestro di Casa Madiba Network il 20 maggio). Alla base del progetto vi sono i principi dell’eco-sostenibilità e del recupero che si intrecciano con la promozione di forme di autorganizzazione e di autodeterminazione delle fasce sociali più vulnerabili colpite dalla crisi, favorendo processi di inclusione e produzione di autoredditto contro il lavoro gravemente sfruttato, la disoccupazione e la precarietà.
  • Orto Madiba: orto urbano sinergico OGM-free che si trova all’interno del parco Marecchia (XXV Aprile). Un piccolo pezzo di terra sottratto all’incuria e restituito alla città. Un’alternativa alla povertà, alla produzione intensiva e monocolturale; una salvaguardia per la biodiversità, i nostri territori e la nostra salute. Autoproduzione Vs cibo spazzatura e carità!
  • Sportello per il Diritto all’Abitare: in collaborazione con ADL Cobas, uno sportello per ricercare dal basso soluzioni alternative a politiche abitative assenti. Un luogo dove sfrattati, occupanti, precari, studenti, migranti possono rivolgersi per riaffermare il proprio diritto all’abitare e allo stesso tempo funge da luogo che mette in connessione chi è intenzionato ad incidere sulla situazione abitativa nella città di Rimini (e non solo).
  • Camper dei Diritti: il camper è stato inaugurato durante il 1° Memorial dedicato a Mame Thierno Fall, homeless morto alla Stazione di Rimini nell’invisibilità della cittadinanza. È stato donato da una famiglia del territorio e si è dimostrato uno strumento utile per rispondere prontamente alle emergenze e offrire un posto riparato ad homeless e senza fissa dimora. Dalla sua inaugurazione a maggio ha ospitato quattro persone.
  • Sportello Migranti: in collaborazione con ADL Cobas, è uno spazio settimanale di informazione e orientamento, anche giuridico, per affermare i diritti delle/dei migranti contro le leggi xenofobe e razziste. Lottiamo per la regolarizzazione permanente, l’accoglienza degna per tutti/e, per un diritto di asilo europeo e per l’abolizione del reato di clandestinità. Lo Sportello Migranti è anche antenna informativa del Centro Regionale contro le Discriminazioni.
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