Nuovo presidio per Yosra e famiglia! UNA CASA PER TUTTƏ!

condividi su:

Sono passati oramai più di dieci giorni dallo sfratto della famiglia di Yosra e nonostante la mobilitazione diffusa ancora non ci sono soluzioni fattive all’orizzonte se non un contributo economico per pagare un residence per pochi mesi e poi ritrovarsi nuovamente punto a capo. In strada.

Per ora Yosra, suo marito Sabri, la figlia e il figlio continuano ad essere ospitate nell’hotel trovato dallo Sportello Casa di Adl Cobas.

Sono centinaia le persone in precarietà abitativa che vivono nel nostro territorio, in affittacamere, residence e che sistematicamente alla fine di marzo o aprile devono lasciare gli alloggi per  fare spazio ai turisti. La famiglia di Yosra è una di queste.

Con l’aumento della povertà e della precarietà abitativa, negli ultimi anni sempre più spesso le stanze di hotel e residence si trasformano infatti in un surrogato abitativo per chi non può permettersi di accedere al mercato immobiliare e degli affitti. Dai Servizi sociali del Comune lo sanno, sono gli stessi a spingere famiglie sfrattate, singoli in precarietà abitativa verso questo tipo di “risposta” e “soluzione”.

Si usano contributi pubblici per foraggiare un’economia ricettiva, quella turistica, che ha provocato il problema all’accesso alla casa per migliaia di persone nella nostra città, lasciando così le redini del nostro territorio nelle mani della rendita e della speculazione immobiliare e del mercato degli affitti brevi e turistici guidato da piattaforme come AiR BnB.

Affitti brevi che stanno ridisegnando alcuni quartieri, dentro la costruzione di una visione di città sempre più distante dai bisogni delle persone che la vivono e attraversano e dove gli unici interessi legittimi, sembrano essere, quelli delle attività economiche e turistiche, come se il profitto fosse l’unica unità di misura con cui valutare il livello di benessere di una comunità.

Il fenomeno di persone che, non avendo accesso al mercato di locazione privata, risiedono in hotel e residence, è molto diffuso nel nostro territorio da alcuni anni anche se forse non abbastanza visibile agli occhi dei più.

Prima della pandemia la maggior parte di questi “residenti” in hotel erano lavoratori dell’edilizia, in trasferta, ai quali l’azienda stessa fornisce questo tipo di alloggio, precarie e precari della scuola, lavoratrici e lavoratori poveri, spesso migranti e occupati nello stesso settore turistico, che a causa dei bassi salari e della precarietà dei contratti, non possono permettersi un alloggio stabile.

C’è anche chi vive a Rimini da molto tempo e dopo una stagione troppo corta o una disoccupazione troppo bassa, si è ritrovato a non poter più pagare l’affitto di una casa. C’è chi per via della precarietà abitativa non è mai riuscito a prendere la residenza e quindi ad usufruire dei servizi e degli aiuti del Comune.

Con la crisi sanitaria la situazione si è parzialmente modificata, rivelando con ancora più forza che sul nostro territorio il disagio sociale è molto più profondo di quanto spesso venga raccontato e che questo si intreccia con la turistificazione della città e l’estrema precarietà lavorativa e il lavoro povero.

Per questo la situazione di Yosra e famiglia è emblematica perché ci racconta molto di questo presente e delle persone invisibili che abitano la nostra città.

Persone che subiscono la violenza di uno sfratto, per ritrovarsi a dormire nella propria auto. Persone che vengono colpevolizzate della loro condizione e invitate a trovare un lavoro, povero e sfruttato, che comunque non gli consentirà di accedere al mercato di locazione privato. Persone che vengono respinte, umiliate, spogliate della loro dignità perché colpevoli di essere poveri, di non produrre valore nella città vetrina.

Per queste ragioni non ci accontentiamo delle parole spese dall’Assessore Gianfreda, se a queste parole non seguono fatti.

  • Vogliamo una casa per Yosra e la sua famiglia, vogliamo che sua figlia e suo figlio possano andare a scuola senza vergognarsi di non avere un tetto ed essere orgogliosi dei loro genitori, senza vederli trattati come dei criminali.
  • Vogliamo poter accompagnare Yosra ed essere presenti ai colloqui con i servizi e le assistenti sociali anche in altre situazioni.
  • Vogliamo contribuire a migliorare la qualità e la relazione fra le persone che vivono e incarnano, con la loro nuda vita, la condizione di non avere un tetto, a chi dovrebbe costruire intorno una rete solidale di supporto e risposto efficaci ed immediate, e non un percorso ad ostacoli che continua a riprodurre il circolo vizioso dell’indigenza, anziché bloccarlo.  Senza interdipendenza non c’è cura possibile.
  • Vogliamo risposte concrete e misure immediate per fronteggiare questa grave situazione che riguarda la condizione di 88 altri nuclei famigliari sotto sfratto (con minori) nei prossimi mesi nella nostra città e centinaia di persone in precarietà abitativa o senza un tetto sulle spalle.

Per questo Giovedì 17 Febbraio alle ore 14 torniamo in presidio in via Ducale con Yosra e la sua famiglia, con tutte le persone che vivono la precarietà abitativa e l’invisibilità

UNA CASA PER TUTTƏ!

condividi su: