Sulla casa vogliamo continuare a dire la nostra!
A partire dai nostri osservatori, dai progetti e servizi che abbiamo attivato in questi anni e attraverso i quali incontriamo sempre più persone in difficoltà e povere, in precarietà abitativa, sfrattate o che vivono in strada. La pandemia scoppiata ormai un anno fa non ha creato nulla di nuovo quanto piuttosto ci ha mostrato come sopravvivono centinaia di migliaia di persone in Italia e anche nella nostra città.
Perchè Rimini non è esente da ciò. A Rimini ci sono una media di 466 persone senza tetto; ci sono tantissime lavoratori/trici che abitano in alberghi e residence perchè il reddito che percepiscono non è sufficiente a pagare l’affitto mensile o perchè la precarietà dei propri contratti di lavoro non fornisce le garanzie richieste dai proprietari immobiliari. Ci sono 2217 richieste già approvate nelle graduatorie degli alloggi sociali (1802 ERP e 415 calmierato) e oltre 200 persone che nel 2020 si sono rivolte alla Staffetta Solidale per un sostegno alimentare. Tra il 2010 e il 2019, i canoni di locazione delle abitazioni sono stati in costante aumento e il costo arriva ad incidere oggi del 40% sui redditi delle famiglie; parallelamente il mercato immobiliare è sempre più finanziarizzato e la casa da bene sociale è divenuto sempre più elemento di riproduzione di disuglianza e di privilegi e rendite.
Diritto alla casa vuol dire parlare di diritto alla città, del tema dell‘accesso ai servizi, agli spazi, al welfare, alle risorse, da parte di tutte e tutti ma anche di cosa ha prodotto la scelta di concentrare risorse ed investimenti sulla monocultura e industria turistica: assenza della ridistribuzione della ricchezza prodotta; un’industria che si sorregge sullo sfruttamento di persone e ambiente; un modello che ha regolato anche il mercato immobiliare privato (affitti estivi, mercificazione di alcuni quartieri, gentrificazione, rincari nei costi dell’affitto).
Fin qui, la normalità pre-pandemia. Ora, l’imminente fine, a giugno, del blocco degli sfratti per morosità incolpevole adottato per l’emergenza Covid-19 insieme all’assenza di forme universali di sostegno al reddito “rischiano di gettare sul lastrico, svuotare i risparmi e incrementare l’indebitamento di migliaia di inquilini, non solo suscitando l’avidità di Confedilizia che, oltre allo sblocco, chiede ristori e soppressione dell’Imu, ma invogliando i grandi fondi speculativi immobiliari come Cerberus e Blackstone ad avventarsi sul mercato italiano come già hanno fatto su quello spagnolo”.
Per questo serve mettere in campo azioni concrete, che inizino ad affrontare il tema della redistribuzione della ricchezza e che si pongano l’obiettivo della giustizia e sostenibilità.
Che vuol dire politiche abitative degne di questo nome, un intervento deciso da parte delle istituzioni nel calmierare il mercato di locazione privato; ripensare i servizi per le persone senza dimora fuori dalle logiche assistenziali ed emergenziali; porsi l’urgenza di aumentare il numero di alloggi a canone sociale, a partire anche dalla ristrutturazione delle tante strutture alberghiere abbandonate e fatiscenti.
Che vuol dire salario, rispetto dei contratti, riconoscimento del giorno libero, pagamento degli straordinari, alloggi per le lavoratrici e i lavoratori stagionali impiegati nella fabbrica turistica diffusa.
Che vuol dire ridare potere alla cittadinanza, che abita questi territori turistificati, potere nella gestione, uso e funzione degli spazi pubblici e comuni nonché delle politiche urbanistiche, nel rispetto del territorio e dell’ambiente.
Questo come minimo dovrebbe essere alla base di un nuovo programma di governo della città e il terreno su cui dovrebbe esprimersi chi si candida alle amministrative di giugno.
Non per sé ma per tutti.
Sportello Casa ADL Cobas Rimini
Casa Madiba Network