NON Chiamatelo MALTEMPO!

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NON Chiamatelo MALTEMPO!
5 persone morte, diverse ancora disperse. Il “maltempo” non è più considerabile un’emergenza sporadica ma è diventata la normalità del periodo storico che stiamo vivendo, un decennio caratterizzato dalla crisi climatica che sta mostrando sempre di più i suoi risvolti catastrofici e impattanti sulla vita delle persone, degli animali non umani, dei territori. In questo contesto non è più possibile ignorare dei fattori strettamente legati fra loro: la questione climatica e quella sociale fanno parte dello stesso sistema.
Le politiche adottate dalle Istituzioni regionali e locali sui nostri territori sono caratterizzate dalla costante depredazione della natura per garantire il profitto di pochi.
La cementificazione selvaggia a favore delle imprese edili, i rigassificatori al largo delle nostre coste, le Trivelle, l’impatto di una viabilità malsana nei centri urbani, la costruzione di allevamenti intensivi come quello che la Fileni intende fare nella Valmarecchia proprio sul fiume omonimo, sono prove concrete che mostrano quanto il libero mercato non intende porre freni alla sua corsa ecocida.
In tutto questo quadro drammatico, le persone che per prime sperimentano sulla propria pelle le conseguenze disastrose di questi eventi, sono quelle che vivono una situazione di costante marginalità, homeless, persone migranti, lavoratrici e lavoratori pendolari o chi è impiegato nel lavoro di cura.
Possiamo vederlo anche sul nostro territorio con la totale mancanza di un piano abitativo per chi una casa non ce l’ha e interventi sempre improntati alle emergenze, con eventi catastrofici in corso. Ribadiamo quindi che la giustizia sociale e la giustizia climatica sono due lati della stessa medaglia, non siamo più dispost* ad accettare del green/red-washing da parte delle istituzioni, è ora di ribellarci a questo stato di cose, di conta delle vittime e dei danni, di ansia e attacchi di panico ad ogni allerta e temporale.
Che la paura passi altrove!


Ci stringiamo alle persone che hanno perso tutto, nell’attesa di avere indicazioni e riscontri dalle realtà sociali del forlivese e cesenate per attivare da subito i supporti che saranno necessari.

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