Non vogliamo una città di droni, ma una città per tutt@

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A partire dal 16 aprile la Polizia locale riminese controlla le spiagge, i parchi, le piazze e le strade della città con due droni, DICONO per assicurare il rispetto delle norme anti-contagio in vista delle prossime festività. Il 18 aprile con tutta la risonanza mediatica possibile viene “scovato” un cittadino solo e sdraiato in una spiaggia kilometrica deserta e sbattuto sotto la gogna mediatica.

Entriamo così nella Fase due della capitale europea del Turismo che ha edonizzato e finanziarizzato la spiaggia ed ora la trasforma in un carcere speciale a cielo aperto dove sperimentare nuove forme di controllo sociale, dopo più di quaranta giorni di lockdown e ordinanze speciali per il nostro territorio.
Ancora una volta viene usata la via più semplice, quella del capro espiatorio su cui riversare le nevrosi e paure collettive, così come la rabbia, la stessa che porta le persone ad essere spie, a vedere in una camminata, in una persona che si muove con il proprio cane senza creare problemi di incolumità per gli altri, il nemico. Ancora una volta si usa la via più facile, quella che evita qualsiasi pensiero critico e costruttivo, che tratta i cittadini come non persone e li colpevolizza perché non sono più consumatori. E questo atteggiamento non ha nulla da invidiare al rancore, alla politica dell’odio dei leghisti verso ciò che non si comprende o che ci fa paura, e verso la quale in tanti e tante ci siamo indignati nella nostra città, amministrazione riminese compresa non meno di due mesi fa.

L’isolamento forzato in cui ci troviamo ormai da tante, tante settimane ha portato come conseguenza un’esasperazione della solitudine per tanti e con essa pensieri di rimuginazione, frustazione, chiusura. E’ tuttavia fondamentale provare a fare uno sforzo collettivo per evitare che ciò dia forma ad azioni e comportamenti individualistici ed egoisti anche una volta terminate le misure più ferree anti-contagio. Sforziamoci di restare lucidi e ricalibrare le lenti con cui leggiamo quello che accade senza il filtro della paura. Ne va delle nostre città, comprensive dello scambio e delle relazioni, del domani.

La nuova gestione dello spazio pubblico e delle spiagge, spremute, sfruttate, privatizzate non si discosta tuttavia di molto da un ventennio di politiche sicuritarie e di investimenti economici nella caccia ai venditori ambulanti, oggi sostituiti dai nuovi capri espiatori della pandemia globale “cacciati” attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie. E restano gli stessi anche gli investimenti per chi mantiene in piedi il settore economico del turismo: ZERO le risorse stanziate in questo ventennio ma anche in questa emergenza per il contrasto delle forme di Lavoro Gravemente Sfruttato nel turismo e per i lavoratori e le lavoratrici stagionali, quasi quarantamila solo nella nostra provincia. Non veniteci a dire: ma allora i 600 euro?

I 600 euro sono una miseria (l’equivalente dei canoni di affitto mensili che tantissimi in città sono costretti a pagare anche come conseguenza delle scelte politiche devote all’overtourism e alla svendita di pezzi di città) come è vergognosa la proposta di Bonaccini (fatta peraltro anche da Salvini) di impiegare in agricoltura i percettori del Reddito di Cittadinanza per restituire ciò che hanno ricevuto, ovvero far leva sulla loro ricattabilità ed incrementare il senso di colpa: “essere costretti ad accettare anche condizioni al limite della tollerabilità pur di mantenere un minimo di capacità di sopravvivere”.

Per questo facciamo nostre le tante domande dei e delle cittadine che con sdegno si sono chiesti “A cosa serve portare all’estremo il controllo e la sorveglianza? Che vantaggio dà alla comunità se non quello di stressare chi è già stressato, di impaurire chi è già impaurito? Lo scopo è spaventarci per convincerci a non uscire? Non siamo bambini ma cittadini/e”.

Chiediamo l’immediata sospensione di tali forme di controllo e piuttosto l’apertura di un cantiere aperto tra istituzioni, cittadini, realtà sociali, sindacali per la ricostruzione della Città che metta al centro le persone e i loro bisogni e non gli interessi di parte.
Per pensare insieme e costruire la città, il mondo che verrà.
Non vogliamo una città di droni, ma una città per tutt@.

Casa Madiba Network

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