Poveri Giovani. Il nostro contributo alla Ricerca dell’Osservatorio Caritas Rimini

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La povertà giovanile, vista dai ragazzi stessi, è il tema di “Poveri giovani”, la ricerca condotto da Caritas Rimini e presentata lo scorso 17 ottobre nella Giornata internazionale della lotta alla povertà.

La ricerca è stata interamente svolta da un gruppo di giovani con il coordinamento dell’Osservatorio e dall’equipe giovani Caritas e la collaborazione del docente Alessandro Martelli della Facoltà di sociologia di Forlì. Alla ricerca abbiamo partecipato anche noi con un’intervista dedicata che riportiamo di seguito.

Per leggere la ricerca: ricerca PoveriGiovani OsservatorioCaritas nov 2018

INTERVISTA ALL’ASSOCIAZIONE RUMORI SINISTRI

Quanti giovani incontrate in situazione di povertà?

Difficile stabilire un numero preciso di giovani in condizioni di povertà e grave indigenza che incontriamo attraverso le attività promosse dalla nostra associazione negli spazi che autogestiamo, Casa Madiba Network e Casa Don Gallo per l’autonomia. La stragrande maggioranza sono comunque migranti, richiedenti asilo, ricorrenti o titolari di una qualche forma di protezione.

In questo momento all’interno del progetto di Casa Don Gallo abbiamo più di venticinque ragazzi sotto i 35 anni, con i quali oltre al progetto per l’accoglienza degna abbiamo avviato anche percorsi di formazione sul lavoro e sui diritti di cittadinanza. Poi ci sono una ventina di ragazzi che frequentano gli spazi e i servizi (docce, Guardaroba solidale) e un altro gruppo i progetti dedicati, come quello della squadra di calcio antirazzista AutSide Social Football che coinvolge una quindicina di ragazzi o della scuola di italiano, sono circa una ventina i ragazzi sotto i trent’anni.

Quanti di questi hanno residenza a Rimini?

Per quanto riguarda gli abitanti giovani di Casa Don Gallo siamo riusciti ad ottenere il rilascio della residenza per tutti, per gli altri che frequentano servizi o progetti dedicati, in molti sono senza residenza in particolare quelli fuoriusciti dai CAS. Con tre di loro ci stiamo attivando per ottenere la residenza nell’anagrafe comunale viste le problematiche relative al rinnovo del permesso di soggiorno se sei privo di residenza o domicilio, prassi del tutto illegittime operate dagli Uffici Immigrazione delle Questure e dalle Commissioni territoriali.

Tra questi giovani in difficoltà, qualcuno appartiene anche al vostro corpo di volontari?

Tra i giovani volontari non abbiamo al momento particolari situazioni di grave indigenza. Segnaliamo tuttavia che molti dei giovani impegnati nelle attività, che la nostra associazione promuove negli spazi che autoge- stiamo, lavorano per mantenersi negli studi, in particolar modo durante la stagione estiva. Sono tutti e tutte working poors, oppure occupati nei nuovi lavori della GIG economy (fattorini, riders, ecc..), alcuni di loro vivono in casa popolari.

Che tipo di povertà incontrate, nel senso si tratta solo di povertà economica o anche culturale, di relazioni, altro?

La povertà economica si accompagna sempre nel medio e lungo periodo ad una povertà culturale (di accesso alla cultura) e relazioni. Soprattutto i giovani senza fissa dimora vivono spessissimo ghettizzati ai margini, in condizioni di totale abbandono e mancanza di ogni minima forma di assistenza. Per questo cerchiamo di creare piccole alleanze con loro, per costruire nuove relazioni basate sulla fiducia e sulla condivisione delle problematiche. Noi possiamo essere un porto sicuro, in cui arrivare e ripartire. O fermarsi per il tempo necessario.

Cosa fate voi per i giovani in povertà?

Operiamo affinché in primis attraverso le attività che promuoviamo ci sia un’assunzione di consapevolezza della propria situazione e del perché ci si trova in certe condizioni. Cerchiamo di favorire sempre l’autonomia della persona e di valorizzarla nella sua interezza, sostenendo percorsi di riscatto e coscientizzazione (corsi di formazione, laboratori teatrali, viaggi, esperienze sul campo, manifestazioni, assemblee). Cerchiamo di problematicizzare gli aspetti che talvolta si accompagnano a queste gravi forme di povertà e marginalità come gli abusi delle forze dell’ordine, la microcriminalità e tutte quelle condizioni di privazioni che spesso possono spingere le persone a forme di sopravvivenza dannose per se stessi ma anche per tutta la società. Condotte e comportamenti che sono il prodotto di un sistema che crea questi margini e queste povertà, sistema incapace di dare risposte non assistenziali o non stigmatizzanti rispetto a chi vive questa condizione.

Favoriamo la partecipazione, intesa come sentirsi parte del tutto, la condivisione e le relazioni attraverso lo sport con la squadra di calcio antirazzista AutSide attiva dal 2012 che partecipa al campionato Uisp di calcio a 7 o la musica con il laboratorio rap/reggae/hip hop del Madiba Sound Family e gli eventi ricorrenti come il Welcome Party, la festa dell’accoglienza e della città meticcia o Urban Roots un festival di musica hip hop underground per avvicinare i giovani non solo alla musica ma anche alla letteratura e alla lettura. Con la Scuola di italiano cerchiamo di favorire i processi di inclusione attraverso l’apprendimento della lingua italiana in un rapporto alla pari tra insegnante e studente. Con il progetto della Cucina e Pizzeria sociale cerchiamo di valorizzare competenze e professionalità in un’ottica di attivazione favorendo una crescita personale spendibile poi nella ricerca del lavoro. Con l’attivazione di studenti e studentesse o di giovani precari all’interno delle attività della nostra associazione, cerchiamo di far incontrare queste persone e queste situazioni, di far stimolare l’empatia e quindi la consapevolezza sulla condizione comune per trovare insieme risposte e strategie ai bisogni che incontriamo e per pensare insieme un cambiamento possibile.

Cosa secondo loro cercano da voi?

Chi si trova già in strada in condizioni di totale marginalità sicuramente un primo contatto e appoggio per una serie di necessità: lavarsi, fare il bucato, mangiare, avere dei vestiti, sostegno per l’apprendimento della lingua e per il rinnovo dei documenti. Chi invece si attiva nelle iniziative e nei servizi e vive una condizione di povertà già come condizione personale, risposte e necessità di organizzarsi per produrre delle alternative alle politiche dell’odio che trattano le persone come scarti.

Cosa può offrirgli la nostra città?

La nostra città in questo momento ha poco da offrire. Non siamo riusciti a proteggere per esempio i tre giovani deceduti nell’incidente dei braccianti a Foggia del 6 Agosto accolti nei CAS del territorio, oppure a tutelare i tantissimi giovani poveri e senza casa occupati nel turismo, spesso vittime di forme di grave sfruttamento lavorativo. E neppure i tanti giovani che animano e vivono i locali notturni durante l’estate che spesso si approcciano magari per la prima volta all’alcool e alle sostanze se non in chiave repressiva, securitaria, stigmatizzante.

Nonostante la vocazione turistica (13 milioni di arrivi ogni anno) e la politica dei grandi eventi, soprattutto sul tema delle risposte alle povertà e alle marginalità poco si è fatto ad ogni livello istituzionale, politico e sociale. Rimini avrebbe molto da offrire come città se in primis si affrontasse sul serio la vergognosa condizione di migliaia di lavoratori e lavoratrici tra cui molti giovani se non giovanissimi occupati nel turismo, favorendo un cambiamento radicale di un sistema di illegalità diffusa ed evasione fiscale e contributiva che contribuisce in maniera stabile alla crescita della povertà offrendo un lavoro povero e sottopagato senza tutele e diritti. La ricchezza c’è e va ridistribuita. Lo stesso vale per le politiche sociali e in particolare quelle abitative, il primo punto deve essere: Una casa per tutti. Nessuno deve vivere in strada. Soprattutto i giovani o giovanissimi come invece sta accadendo anche grazie ad un sistema di accoglienza emergenziale, come quello dei CAS, che rappresenta una vera e propria fucina di nuovi homeless e le cose non potranno che peggiorare con le proposte normative in discussione in questo momento in Parlamento.

 

 

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