Verso il 27 novembre: Autonomia economica, diritti di genere, casa, la violenza patriarcale ha tante facce!

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Verso il @NON UNA DI MENO ● MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE E DI GENERE A ROMA!

Nel primo anno di pandemia le richieste d’aiuto di donne vittime di violenza e stalking sono aumentate del 79,5% rispetto al 2019, come emerge dai dati pubblicati dall’Istat nell’ambito dello studio ‘Le richieste di aiuto durante la pandemia’. Il boom di chiamate si è avuto a partire da fine marzo 2020, con picchi ad aprile (+176,9% rispetto allo stesso mese del 2019) e a maggio (+182,2% rispetto a maggio 2019).

Per queste donne la pandemia ha significato VIOLENZA.

Il 27 novembre scendiamo in piazza contro la violenza di genere ma anche perchè siamo donne che hanno portato e continuano a reggere il peso della pandemia sulle loro spalle. Come lavoratrici di servizi essenziali non abbiamo mai smesso di recarci al lavoro, nonostante le chiusure e il lockdown; come madri siamo state costrette a rendere compatibile lo smart working e il lavoro di cura, seguendo i nostri figli in DAD e sostituendoci alle maestre con i figli più piccoli; siamo state preoccupate per i nostri ragazzi e ragazze più grandi, immobili davanti allo schermo per 5/6 ore al giorno nella “fabbrica dell’apprendimento” e isolati dalle relazioni del contesto scolastico; come donne siamo rimaste chiuse in casa per giorni e settimane. La casa per molte di noi ha rappresentato un doppio, o addirittura triplo, lavoro quotidiano: lo smart-working, la cura dei figli in DAD e il lavoro domestico.

La casa è per la maggior parte delle donne una vera e propria occupazione, tanto che alcune di noi hanno deciso di abbandonare il lavoro salariato per affrontare le attività di cura della casa e dei figli. Nella Regione Emilia- Romagna continuano ad aumentare le dimissioni delle madri-lavoratrici che ritengono più conveniente lasciare il proprio lavoro piuttosto che provare a conciliarlo con la genitorialità, come dimostra il Rapporto regionale sulle convalide delle dimissioni presentato nei giorni scorsi in Regione dall’Ispettorato per il Lavoro. La fascia più colpita è quella tra i 34 e i 44 anni, con 1.788 dimissionarie.

Il settore maggiormente interessato dalle dimissioni (71% totale) è il terziario, tradizionalmente caratterizzato da un’importante quota di occupazione femminile e da condizioni di grande precarietà e bassi salari. La scelta della casa e di una maternità totalizzante diventa quindi obbligata per molte donne, sia in termini economici che pratici, a fronte di una crisi pandemica che non sembra avere una fine immediata.

Dopo quasi due anni di pandemia le nostre vite funanbole continuano ad oscillare e, dietro ad ogni aumento dei tassi di contagio, cresce il timore di nuove chiusure e di ritorno a quella condizione di violenza strutturale che la sindemia ha fatto venire a galla tanto bene.

Da febbraio 2019 ad oggi, i governi che si sono succeduti non hanno programmato alcun investimento nei servizi pubblici essenziali e nei trasporti, ma neanche hanno mai preso in considerazione la possibilità di attuare politiche che provino a limitare la massiccia uscita delle giovani donne dal mercato del lavoro.

Parliamo della necessità dell’erogazione di vere forme di sostegno economico alle madri-lavoratrici, dell’incremento di asili nido e di welfare, ma anche dell’internalizzazione delle lavoratrici del terzo settore impiegate nei servizi pubblici essenziali, come i servizi educativi scolastici e territoriali rivolti alle disabilità o l’assistenza socio-sanitaria nelle strutture di assistenza agli anziani..

Attraverseremo il corteo anche con e per le tante donne e persone non conformi senza tetto, in precarietà abitativa o sottosfratto che incontriamo agli sportelli d’ascolto, nei progetti di mutuo-aiuto e nelle unità di strada, le tante che vivono una condizione di doppia violenza, dove all’assenza di una casa, all’insufficienza di progetti sociali abitativi rivolti a chi vive condizioni di forte povertà e indigenza e/o con vulnerabilità si aggiunge il ricatto di dover scegliere tra relazioni con partner abusanti, sex work o il rischio di aggressioni e violenze fisiche per essere in strada solə.

La pandemia ci ha fatto capire tante cose. In primis che democrazia significa aver cura dell’altro, senza lasciare indietro nessunə , ed investire in politiche che assicurino parità, diritti e tutela collettiva.

🔥 Il 27 novembre saremo in piazza come donne, soggetti LGBTQI+, lavoratrici, madri per dire insieme NON UNA DI MENO

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