#8marzo – Stop the war end white supremacy! Report presidio Ufficio Immigrazione

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Ieri mattina, in occasione dello sciopero globale transfemminista dell’8marzo, abbiamo promosso insieme a Casa Madiba Network un presidio all’Ufficio Immigrazione della Questura di #Rimini.

La violenza patriarcale e quella razzista sono infatti strettamente collegate.

Il privilegio bianco e il patriarcato, sono due dispositivi funzionali a questo sistema di sfruttamento, compresa la guerra come forma di dominio, relazione, oppressione.

Nelle ultime settimane Punti di ascolto per homeless, servizi a bassa soglia del territorio sono entrati in contatto con diverse persone provenienti dall’Afganistan e dal Pakistan a cui viene negata l’accoglienza e la possibilità di presentare la domanda di protezione internazionale.

Si tratta di persone che hanno fatto un lungo viaggio e attraversato ostacoli e violenze inimmaginabili transitando lungo la Balkan Route e portandone i segni sul corpo.

Persone che andrebbero accolte e immediatamente sostenute mentre con una prassi illegittima e del tutto arbitraria, l’Ufficio Immigrazione della Questura di Rimini li rimbalza di settimana in settimana, impedendogli così non solo la formalizzazione della richiesta di protezione internazionale, ma anche l’ingresso nei centri di accoglienza straordinari, prolungando la condizione di homelessness ed esponendo ulteriormente, persone già vittime di violenze e torture con uno stato di salute psicofisica labile, a tutte le problematiche connesse.

Noi diciamo invece WELCOME! WELCOME REFUGEES!

La migrazione è un fenomeno strutturale, indica che molte aree del mondo sono invivibili alle persone.

Militarizzare i confini non è una risposta così come lasciarle in mezzo ad una strada impedendogli di formalizzare l’istanza di protezione internazionale.

I principi di solidarietà e uguaglianza non possono manifestarsi solo quando i profughə assomigliano a noi o secondo un criterio di vicinanza geografica.

Tutte le persone devono avere diritto a richiedere asilo nel nostro paese, comprese le vittime della “guerra umanitaria” della NATO e del confine spinato della Balkan Route.

È necessario individuare gli strumenti e le strategie adatti per abbattere le numerosissime forme di razzismo istituzionale e non che pervadono la nostra società e che sono alla base dei nazionalismi e dei sentimenti di odio e che rendono il lavoro di migliaia di operatrici e operatori sociali nel nostro paese, un percorso ad ostacoli funzionale al mantenimento dello status quo.

Noi non vogliamo essere complici di questo stato di cose. Il filo spinato lo lasciamo ad altri.

Tutte le vite valgono! Una casa per tuttə

Stop the war!

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