L’antifascismo non è un reato, ma un dovere civico.

condividi su:

Questa mattina, davanti al Tribunale di Rimini, un presidio in solidarietà con gli attivistə di Casa Madiba Network che affronteranno una nuova udienza nel processo per l’iniziativa antifascista tenutasi il 26 marzo 2016 davanti alla Conad di via Dario Campana, udienza rinviata al 9 giugno 2022.

In quel sabato mattina di cinque anni fa, un gruppo di neo-fascisti appartenenti a Forza Nuova, nascondendosi dietro il cartello di Solidarietà Nazionale, organizzava una provocatoria iniziativa pubblica, proprio di fronte al supermercato del quartiere in cui si svolgono gran parte delle attività della nostra rete solidale.

Come attivistə da sempre coinvoltə nelle lotte contro il razzismo e il fascismo, decidemmo così di organizzare l’azione simbolica dello Smacchiatore Antifascista, già realizzata in altre circostanze. In particolare nel 2009 dopo le scritte e minacce di morte firmate Forza nuova ai danni dell’Associazione No Border (https://bit.ly/3zc3UMd) e nei confronti del collettivo studentə nel 2011 (https://bit.ly/3pQITT3).

Oggi sono sempre più evidenti gli intenti eversivi di un’organizzazione come Forza Nuova, tanto che lo stesso Parlamento si è recentemente posto il problema di un suo eventuale scioglimento. Eppure, ancora non si riesce a far passare l’idea che sono i fascisti i veri violenti da isolare e noi ci troviamo a doverci difendere per il fatto di averne denunciato e messo in luce la pericolosità; siamo, così, ancora costrettə ad affrontare accuse palesemente false, come la presenza di spranghe e la rapina dei generi alimentari che avremmo agito come un trofeo, in stile ultras.

Pensiamo che non sia un caso che un’organizzazione razzista, fascista e intollerante come FN abbia preso di mira un quartiere come il nostro, in cui tante iniziative interculturali, di solidarietà e accoglienza hanno preso forma in questi ultimi anni e che spesso ci hanno vistə in prima fila. È proprio per difendere queste iniziative dall’odio e dall’intolleranza che ci siamo mobilitatə e che oggi siamo costrettə a difenderci anche in tribunale da accuse pretestuose.

Crediamo anche che la narrazione e restituzione massmediatica dei fatti del marzo 2016 non abbia giocato un ruolo neutrale nell’indirizzare la lettura degli avvenimenti, a livello dell’opinione pubblica e non solo. La gogna mediatica costruita in quelle settimane nei confronti di Casa Madiba e dellə suə attivistə ha portato all’individuazione di colpevoli già prima dell’inizio e svolgimento del processo.

Come sarebbe stato letto oggi il tumulto antirazzista davanti alla Conad, alla luce dell’assalto fascista alla sede romana della CGIL? Si sarebbe prodotto ed innescato lo stessa reazione stigmatizzante e di isolamento agita all’epoca? Quali termini e quale lettura sarebbe stata trasmessa dagli organi di stampa?

Sono domande che continuiamo a farci e che crediamo debbano interrogare tantə.

L’antifascismo non è un reato, ma un dovere civico.

Casa Madiba Network

condividi su: